domenica 16 marzo 2014

Vasche 1


Penso che il pezzo Amplero… Amplero… sei tu Amplero? (Martello del Fucino 19, 2013) sia da ritenere definitivo sulla vicenda. (Spero che a breve, la stessa cambi denominazione: si abbia almeno il buonsenso di proporre per le vasche una località meno infelice). Avendo vissuto il cosiddetto Amplero1, preferisco mantenere un basso profilo, ma non posso non chiedermi: perché non li han costruiti – più che rimuginati per decenni – negli anni Cinquanta con tutto quel denaro ancora in circolazione, con una classe politica più lungimirante dell’attuale e del supporto tecnico dell’Ente Fucino appena insediato (1951)? Perché soprattutto non ci ha pensato il fascismo, con la sua predilezione per il mondo rurale e i rapporti più che buoni tra Mussolini e i Torlonia?
Ho accennato di recente a una manifestazione alla Ferriera contro l’invaso negli anni Ottanta e ci torno sopra. I pescinesi erano molto arrabbiati perché: 1) avrebbero prelevato altra acqua dal loro fiume, da portare altrove, 2) avevano il timore che l’esigua portata («pisciarello») del Giovenco potesse scendere ancora, una volta costruito il vascone nella zona di Collelongo. Essi erano anche coscienti che per essere com’è, un fiume impiega millenni e perciò temevano lavori di sorta. (Era il tempo della cementificazione dei corsi d’acqua impiegando fondi FIO; si preferiva anche eliminare alberi, siepi e arbusti dagli argini più che investire in manutenzione. In una scheda per il convegno Contro lo scempio ecologico degli ambienti fluviali d’Abruzzo – Pescara 1985 –, scrissi del corso d’acqua in questione: «Le sponde sono intatte» a differenza di quasi tutti gli altri. Del Liri, tanto per restare dalle nostre parti). Essi consideravano infine un sacrilegio – abituati a vedere l’acqua venir giù (dolcemente o in modo violento, non importa) – prelevare il prezioso liquido e innalzarlo a una certa quota per poi inviarlo altrove. (1/5, Il Martello del Fucino 5, 2014)

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