domenica 2 marzo 2014

Wiederholung


Riprendo la vecchia vicenda della Corradini-Fermi, soprattutto la questione della sua immaginata trasformazione in galleria commerciale. (Lo avevo promesso l’anno passato). Devo spiegare meglio perché in un posto – dove c’è (stato) un tempio –, non può starci una palazzina o un supermercato.
È consigliabile partire dall’espressione «città europea»: che significa? Si tratta di un modus operandi più che una questione di tipo geografico. È un modo di costruire le città, perfezionato nel Medioevo. (Il nostro tempio in caso d’incendio del tetto – in precedenza –, sarebbe stato abbandonato e usato ben presto come cava di materiali per l’edilizia; il suo terreno sarebbe divenuto un luogo di pascolo per pecore e capre). Abbiamo da allora il paesaggio (tramandato) formato da paesi caratterizzati da un campanile, qualche palazzo alto nei pressi e un contorno di case e casupole. (Tale tripartizione ricorda quella del «nostro» edificio: basamento, corpo, tetto).
In pianta abbiamo un centro con i temi collettivi europei, una semi-periferia e i quartieri periferici in cui si ripete tale tripartizione, in ogni modo. (Ci entra relativamente la dimensione di una cittadina o di una metropoli e anche le recenti trasformazioni che l’«allungano» verso le arterie di comunicazione).
Notiamo perciò poche differenze, passando da un affresco di una città medioevale a una stampa d'epoca successiva, quindi a un dagherrotipo e per finire con un’immagine ripresa da un cellulare. Le chiese e i campanili sono rimasti uguali, i palazzi nobiliari all’incirca identici (al posto della zecca, si può trovare un grand hotel o una pinacoteca). Cambiano giusto gli edifici residenziali nei quartieri e le casupole, di volta in volta in tutti e quattro i casi.
Il caso in esame è particolare perché la costruzione in questione (una scuola vale quanto un’abitazione o un negozio, nella nostra gerarchia), è divenuta col tempo, un tema collettivo.

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