domenica 28 giugno 2015

Ieri


È noto a una quarantina di persone, ciò che ci si è detto durante la presentazione di ieri; racconto qualcosa che è avvenuto dopo.
È ricorsa la domanda: «Come la prenderà X, Y?». Per essere brevi, l’establishment. «Chi, quando in ogni pubblicazione, io indico o nomino almeno trenta-quaranta persone? Vi sto nominando uno per uno…», ho risposto. Non dovrebbero esserci problemi non facendo parte della «crema» della città. (Ho ricordato che nessuna associazione avezzanese mi ha mai invitato a presentare una delle mie ventisei pubblicazioni prima di ieri). Qualche dissapore potrebbe derivare dalla lettura della pubblicazione, che presume però il suo acquisto e dormo sonni tranquilli, conoscendo le abitudini locali. Eventuali malumori possono derivare invece dalla composizione e dai rapporti tra i gruppi che compongono lo stesso establishment (disaggrego perciò i giornalisti dagli altri).
Scrivevo lo scorso 16 aprile: «Non è vero, che le nostre testate on-line pubblicano tutto e “senza nemmeno leggerlo”; preferiscono mantenere pezzi vecchi di 3-4 giorni pur di non pubblicare notizie non gradite». Avevo inviato a tre testate locali l’annuncio della mia ultima mostra. Nessuna ha pubblicato, mentre per quest’occasione – c’era di mezzo l’associazione Convivium – è successo per due su quattro. È un dato fisiologico, l’ultimo mentre il primo no.
Che cosa succede in generale? Un addetto stampa invia un comunicato a sette-otto testate e il giorno seguente va a controllare se il suo scritto è stato pubblicato. In genere le sette-otto testate pubblicano «tutto e “senza nemmeno leggerlo”»; non interessano i commenti dei lettori, all’addetto stampa. Si tratta più che altro di occupare uno spazio per il maggior tempo possibile; la comunicazione con i lettori, con i cittadini passa in secondo piano.
L’addetto stampa di un amministratore, un politico, un sindacato, un’associazione chiama e il giornalista, risponde generalmente. (Il giornalista detiene perciò del potere, per quanto inferiore alle sue attese). Nel mio caso si è trattato invece di (ri)pubblicare – senza impegno – simili quadretti di famiglia e non ci si dovrebbe perciò adombrare per le cose scritte o riferite da qualche papavero ai mass media. È perciò strano a molti che qualcuno legga certi dispacci e passi addirittura del tempo a rifletterci sopra. Capisco che ci si possa sentir ridicoli, questo sì.
(Non si annoiano i cinesi a leggere quello che scrivo?).

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