Ho assistito di recente a una
pièce che raccontava – in parte – la
nostra storia recente; rientrava nelle celebrazioni del centenario del
terremoto ad Avezzano.
Ciò che circola nella
nostra zona sul prosciugamento del Fucino e sull’amministrazione Torlonia proviene
da una sorta di Vulgata – orale più
che scritta – costituita da aneddoti e ricordi: niente di scientifico, insomma.
Non è l’opera di un autore né di uno storiografo, va da sé ed è costruita per
uso interno. (Un qualsiasi olandese o francese riderebbe di cuore dinanzi al dolore
– vero, presunto – di qualche fucense per la scomparsa del lago). Tale Vulgata ha la capacità di nascondere sia
la storia di un secolo e mezzo fa, sia l’attualità (fatti, persone). (La gente d’altra
parte presta generalmente una maggiore attenzione a chi porta avanti un
discorso che non al contenuto o alla pregnanza dello stesso). Non ci vuole
molto per avere un’idea più realistica e precisa di come si sono dipanati certi
avvenimenti: basta rimuovere l’impalcatura di provincialismo, ipocrisia e
moralismo che sorregge i materiali impiegati nella narrazione. (Potendo
interessare: nemmeno il cinquantenario delle lotte del Fucino ha spinto
qualcuno a indagare, rivedere, leggere quegli accadimenti).
Si conosce un imprenditore
che abbia rischiato la stessa somma di Alessandro Torlonia per prosciugare il
terzo lago d’Italia per estensione e avviare una sua attività dalle nostre
parti, negli ultimi decenni? Con la sua stessa (alta) probabilità di fallire
nell’intrapresa, soprattutto dall’inizio del Ventunesimo secolo?
«Torlonia sfruttava i
contadini», si ripete: gli altri latifondisti italiani, invece? Era remunerato
meglio (quanto meglio) del lavoro nei campi, quello del maniscalco, del calzolaio,
del maestro elementare, del lanaiolo, del conciatore al tempo dei Principi?
Quante persone pagava direttamente Torlonia ed era perciò la
loro controparte? Il fascismo ha impastoiato ancora il conflitto a favore dei nobili
romani e poco più. (Il regime di Mussolini – in ottimi rapporti con i principi romani
– crollò il 25 luglio 1943 e ce ne passa d’acqua sotto i ponti per arrivare al
6 febbraio 1950. Riassumendo, nel giro di poco più di due anni e mezzo, in
ordine cronologico: c’è stata la fine della guerra, poi la nascita della repubblica
democratica; sono in seguito iniziate le agitazioni bracciantili e infine la
promulgazione della costituzione). Avrebbe giovato maggiormente al potere
contrattuale dei contadini (non solo a quello e in una diversa prospettiva) utilizzare
la figura del Torlonia come un semplice imprenditore o quella – effettivamente
impiegata – del latifondista e
industriale e banchiere?
Gli eredi dei Tourlonias
realizzarono un affare dalle nostre parti perché abili speculatori, scaltri e
spregiudicati o perché – a differenza dei sedicenti discendenti dei «valorosi
Marsi» –, erano degli arricchiti che sapevano trattare in maniera adeguata con
i potenti e conoscevano – da residenti di un’importante città – le opere
idrauliche e di bonifica pensate e attuate Oltralpe nei decenni precedenti? (Accostare
il prosciugamento del Fucino alla vicenda «Amplero», è utile per far risaltare
la pochezza della seconda).
C’è chi si scandalizza
circa i divieti dell’Amministrazione nei confini del fondo: esistevano allora –
anche oggi – altri luoghi (allevamento, bosco, bottega, campo, capanna, casa, fabbrica,
magazzino, officina, orto, ovile, palazzo, stamberga, tenuta) in cui si poteva
accedere liberamente, senza l’assenso del proprietario?
Tutto in regola con
l’orario di lavoro nei campi, il pagamento e i contributi ai braccianti –
italiani e stranieri –, oggi? (Di là delle iniziative in tal senso del
sindacato Cgil e di Libera). Perché manca chi scrive ancora sui cartelli e
contro chi: LA TERRA A CHI LA LAVORA?
Avezzano, senza la bonifica
non sarebbe il capoluogo del Fucino e della Marsica. Il nostro altopiano
sarebbe una zona appenninica spopolata come molte altre: un gran lago
circondato da paesi occupati prevalentemente da vecchi. (Avrebbe ottenuto la
Piana, un collegamento ferroviario con le due coste senza la presenza del
gigantesco cantiere del prosciugamento prima, del complesso
agricolo-industriale poi?). (1/2)
Caro Peppe, Torlonia diventa legittimo proprietario delle terre prosciugate dal lago del Fucino grazie ai suoi capitali investiti in questa impresa altamente rischiosa. E' anche vero che con la sua opera di prosciugamento del lago, Torlonia sottrae ai pescatori marsicani il bacino lacustre che loro utilizzavano da millenni per sopravvivere con l'attivita' della pesca.
RispondiEliminaI pescatori dei Comuni che avevano diritti di pesca sul lago (un paio, non ricordando male), non vivevano solo di quello. Non era una popolazione di pescatori, i fucensi.
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