Se la televisione
istupidiva, secondo la secca sentenza di un autorevole intellettuale europeo,
che cosa dobbiamo noi oggi pensare del web?
Mi ha colpito questo
pezzetto, a luglio: «La legge regionale salva-fiumi
o ammazza-fiumi, a seconda dei punti
di vista, giace nella secca». (Non interessa né la testata che l’ha pubblicata,
né tanto meno il suo autore; i grassetti sono miei).
La legge in questione per
intendersi, è quella sulla «Manutenzione dei Corsi d’acqua». Ho usato in
proposito su questo blog l’espressione: «cosiddetta legge ammazzafiumi». Come stanno le cose? «Ammazzafiumi» è ascrivibile a
Maurizio Acerbo (Prc) mentre «salva-fiumi» non si sa ed è probabilmente un’invenzione
giornalistica. (C’è bisogno della seconda espressione? No, è sufficiente un
numero dopo la sigla L.R.).
Nel giornalismo italiano da
anni, vige una sorta di principio d’Archimede per cui, a ogni idea ne
corrisponde necessariamente una
contraria che la controbilancia. Esistono idee contrarie in questo caso? No, anche
perché non si può raffrontare l’ecologia dei sistemi fluviali con un
provvedimento amministrativo, per quanto oculato e meritorio ma riguardante un solo
aspetto dei nostri corsi d’acqua.
Prelevare materiale litoide dall’alveo di un fiume
(di un torrente) o lasciarlo dove si trova, non è la stessa cosa. Non è proprio questione di opinione.
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