Piazza A. Torlonia, la villa comunale è uno dei temi estivi di
cui ci si occupa in modo rituale (consiglieri comunali, mass media) da decenni. La responsabilità del suo degrado è stata
attribuita di recente agli extra-comunitari che iniziano a spacciare all’imbrunire.
(I pusher di nazionalità italiana
invece – com’è notorio –, svolgono la delicatissima funzione di educare i
giovani del posto alle pasticchine e le polverine).
Mi sono accorto in questo
scorcio dell’estate che la vicenda è ancor più complicata – da quando ne vado
scrivendo. Ci sono passato di recente, dopo l’ultima manifestazione che vi si è
tenuta: il prato – in un punto, per
un centinaio di metri quadrati –, non
esiste più. È rimasta solo la terra scura, senza un filo d’erba. Da che cosa dipende? Deriva dal continuo passaggio
e dallo stazionamento del pubblico di qualche manifestazione – che non dovrebbe
svolgersi da quelle parti.
È sbagliato concedere – da
parte dell’ente pubblico – un luogo del genere per iniziative pensate per radunare
migliaia di persone nell’arco di poche ore. Piazza Torlonia non regge un
impatto simile; la gente per spostarsi o consumare in qualche modo invade e devasta,
cancella i prati. (C’erano i cartelli: NON CALPESTARE IL PRATO, tempo fa). Si può
addossar a essa alcune colpe ma non tutto.
(Chi attacca il sindaco
dall’opposizione, sa che dovrà comportarsi allo stesso modo in casi del genere,
qualora eletto al prossimo giro e perciò – comprensibilmente – non sfiora quel
tasto).
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