(Riprendo dal post
precedente). La situazione prodotta durante le recenti nevicate in Abruzzo
mostra del malessere nei corregionali; provo a ragionarci sopra.
La colpa dei disagi è stata
accollata alla classe politica, secondo copione e per la maggioranza delle
persone che incontro o di cui ho conoscenza. (Di là dagli hashtag di circostanza). Prenderla con i politici – in quella
maniera –, è ormai di moda; si è trattato più che altro di attaccare dei personaggi
televisivi e non la loro – sindacabile, com’è ovvio – iniziativa, azione.
Qualcuno altrimenti l’avrebbe presa anche con quei politici nazionali che anni
addietro hanno privatizzato – in quel modo – l’energia elettrica; quella
«corrente» che non è stata erogata lungo la costa abruzzese per almeno una
settimana, a decine di migliaia di utenti. Qualche altro – allo stesso modo –
l’avrebbe presa con altri politici locali per aver consentito opere dove non
dovevano essere piazzate o per alcune politiche dannose all’assetto
idro-geologico del territorio.
Lo schema canonico secondo
cui l’opinione pubblica è proceduta in questo caso, prevede oltre agli esempi
negativi, gli eroi – alcuni compaesani in particolare. Si tratta in realtà di
persone comuni che sanno stare in un ambiente peculiare: si spostano con gli
sci perché andare a piedi, è il mezzo più sicuro quando c’è molta neve. (Mi
chiedo: gente del genere, che ben conosce la montagna e le sue insidie, avrebbe
mai soggiornato durante i mesi invernali nell’ormai famoso Hotel Rigopiano? Lo
ignoro, ma ritengo di no: peccato per le carte tutte in regola).
Racconto un paio di scene
che mi sono rimaste in mente durante la scorsa settimana. La prima è chi ti
chiede se sei rimasto a casa dopo le scosse nell’Aquilano – a una sessantina di
chilometri di distanza –, la seconda è più di uno studente che si aggirava per
piazza Risorgimento dopo aver «scioperato» perché la temperatura della sua aula
era di 12 °C, vestito come si usa in estate – solo fashion victim? C’è in realtà la bancarotta del pensiero
occidentale dietro l’ignoranza dell’ambiente in cui si nasce e si vive – per
alcuni decenni – insieme a svariati miliardi di altri esseri viventi; c’è un
ridicolo senso di estraneità, alterità, onnipotenza delle persone rispetto alla
natura, ai fenomeni atmosferici. Hai bisogno di una pala quando ti accorgi che
la neve ti ha ricoperto l’uscio di casa e tu devi uscire, non di uno smartphone per denunciare al mondo
intero la presunta inefficienza del tuo sindaco. Più che «forti e gentili» gli
abruzzesi, si sono dimostrati incolti, superbi e anche sempliciotti in
quest’occasione.
Nessun commento:
Posta un commento