giovedì 19 gennaio 2017

R.A.S.

È capitata una cosa strana negli ultimi giorni: alcuni mi hanno chiamato per sapere come andavano «le cose» da noi – nevicate, terremoto. «Con tutta l’informazione che c’è?», mi sono chiesto. C’entra anche una forma di pigrizia mentale oltre alla scarsa qualità dell’informazione nella vicenda.
È complicato regolarsi con le previsioni del tempo perché la Marsica è comunemente associata a ciò che avviene lungo la costa medio-adriatica mentre essa risente anche dell’influsso del Tirreno – sempre di clima continentale si tratta, ovviamente. Chi vive lontano da noi e ascolta, consulta un sito di previsioni del tempo, ha immaginato in questi giorni una situazione ben peggiore di quella registrata sulla costa adriatica e nell’immediato entroterra: se 50 cm di neve a Chieti (330 m), 80-90 cm ad Avezzano (700 m). (Sono caduti massimo quattro centimetri di neve, mercoledì 18). In genere m’informo sulla situazione meteorologica nel Lazio e provo a fare una sorta di media, soprattutto in inverno – è anche una questione di venti freddi intercettati dall’Appennino a fare la differenza.
Si produce una situazione simile, in caso di terremoto. Si localizza (Ingv) l’epicentro nell’Aquilano e le scosse si sentono fino a Roma: le scuole della Capitale sono evacuate, gli studenti terrorizzati stando alle notizie correnti. Succedendo una cosa del genere a cento chilometri, che può immaginarsi a cinquanta, sessanta qualcuno delle nostre parti che vive altrove e che legge o ascolta un tg? È da mettere in conto la chiamata o l’e-mail. (Porto di nuovo l’esempio personale). Avvertendo una scossa vedo se è saltata l’energia elettrica: non vi è da preoccuparsi se non vi sono interruzioni o se esse durano qualche secondo. Aspetto qualche minuto e vado sul sito di Repubblica: è la prima testata on-line a pubblicare notizie del genere – vista la posizione geografica della redazione. So dopo pochissimo tempo quanto è lontano da noi l’epicentro – perché è distante, senz’ombra di dubbio. (Immagino che te la fai sotto, per una briscola di magnitudo uguale a 5, nel Fucino).
Tanto di cappello in tal frangente ad Alessandro Biancardi (PrimaDaNoi) che scrive a proposito del comportamento della Regione, il 17 gennaio: «C’è il fondato sospetto che qualcosa non funzioni e sia qualcosa di profondo, endemico e strutturale che ovviamente i possibili responsabili non hanno interesse a scandagliare», 17 gennaio e anche a Primo Di Nicola (Il Centro) nel suo editoriale del 18 gennaio: «È una vera dichiarazione di impotenza l’invocazione degli uomini con le stellette. Cosa deve venire a fare l’esercito in Abruzzo? A spalare neve, forse? Ma dov’erano i mezzi strombazzati della protezione civile? Le pale e gli altri strumenti di cui pure i comuni dovrebbero essere dotati, dov’erano?».
Interessanti i commenti acidi, anche nei mass media locali, a questo post dell’ex-parroco di Antrosano – non è facile prendere in giro gli oscurantisti assaporati al paganesimo:
Mi ha colpito più che altro il resort costruito o in ogni modo ricadente in zona – almeno a giudicare da ciò che è successo –, soggetta a slavine (comune di Farindola, frazione Rigopiano, a quota 1200 m).

Nessun commento:

Posta un commento