È capitata una cosa strana
negli ultimi giorni: alcuni mi hanno chiamato per sapere come andavano «le
cose» da noi – nevicate, terremoto. «Con tutta l’informazione che c’è?», mi
sono chiesto. C’entra anche una forma di pigrizia mentale oltre alla scarsa
qualità dell’informazione nella vicenda.
È complicato regolarsi con
le previsioni del tempo perché la Marsica è comunemente associata a ciò che
avviene lungo la costa medio-adriatica mentre essa risente anche dell’influsso
del Tirreno – sempre di clima continentale si tratta, ovviamente. Chi vive
lontano da noi e ascolta, consulta un sito di previsioni del tempo, ha
immaginato in questi giorni una situazione ben peggiore di quella registrata
sulla costa adriatica e nell’immediato entroterra: se 50 cm di neve a Chieti (330
m), 80-90 cm ad Avezzano (700 m). (Sono caduti massimo quattro centimetri di
neve, mercoledì 18). In genere m’informo sulla situazione meteorologica nel
Lazio e provo a fare una sorta di media, soprattutto in inverno – è anche una questione
di venti freddi intercettati dall’Appennino a fare la differenza.
Si produce una situazione
simile, in caso di terremoto. Si localizza (Ingv) l’epicentro nell’Aquilano e
le scosse si sentono fino a Roma: le scuole della Capitale sono evacuate, gli
studenti terrorizzati stando alle notizie correnti. Succedendo una cosa del
genere a cento chilometri, che può immaginarsi a cinquanta, sessanta qualcuno
delle nostre parti che vive altrove e che legge o ascolta un tg? È da mettere
in conto la chiamata o l’e-mail. (Porto di nuovo l’esempio personale).
Avvertendo una scossa vedo se è saltata l’energia elettrica: non vi è da
preoccuparsi se non vi sono interruzioni o se esse durano qualche secondo.
Aspetto qualche minuto e vado sul sito di Repubblica:
è la prima testata on-line a
pubblicare notizie del genere – vista la posizione geografica della redazione.
So dopo pochissimo tempo quanto è lontano da noi l’epicentro – perché è distante, senz’ombra di dubbio.
(Immagino che te la fai sotto, per una briscola di magnitudo uguale a 5, nel
Fucino).
Tanto di cappello in tal
frangente ad Alessandro Biancardi (PrimaDaNoi)
che scrive a proposito del comportamento della Regione, il 17 gennaio: «C’è il
fondato sospetto che qualcosa non funzioni e sia qualcosa di profondo, endemico
e strutturale che ovviamente i possibili responsabili non hanno interesse a
scandagliare», 17 gennaio e anche a
Primo Di Nicola (Il Centro) nel suo
editoriale del 18 gennaio: «È una vera dichiarazione di impotenza l’invocazione
degli uomini con le stellette. Cosa deve venire a fare l’esercito in Abruzzo? A
spalare neve, forse? Ma dov’erano i mezzi strombazzati della protezione civile?
Le pale e gli altri strumenti di cui pure i comuni dovrebbero essere dotati,
dov’erano?».
Interessanti i commenti
acidi, anche nei mass media locali, a questo post dell’ex-parroco di Antrosano –
non è facile prendere in giro gli oscurantisti assaporati al paganesimo:
Mi ha colpito più che altro il resort costruito o in ogni modo ricadente in zona – almeno a
giudicare da ciò che è successo –, soggetta a slavine (comune di Farindola, frazione
Rigopiano, a quota 1200 m).
Nessun commento:
Posta un commento