Di
questi tempi a ridosso delle Amministrative è facile incontrare nei locali mass media delle persone rivestite con
giacca e cravatta – con un italiano modesto – che propongono soluzioni per le questioni
avezzanesi. Si hanno idee perlopiù fumose per quanto riguarda la scala
territoriale mentre quando si scende a dimensione di «quartiere», salta fuori
più di una lacuna. Tutti parlano del Quadrilatero eppure in questo pezzo della
città, è concentrato un decimo della
popolazione e quella più avanti con gli anni: chi propone – a ragione –, ne ha
un’idea abbastanza lontana da ciò che esso è realmente, abitando e lavorando
altrove. (In fondo: che gliene importa?).
Nell’ultimo
post avevo scritto: «Convertire a «centro commerciale» le scuole lungo via C.
Corradini e il tribunale è una manovra speculativa
che avrebbe degli sviluppi devastanti, allontanando – probabilmente anche da
Avezzano – una parte importante per quanto disconosciuta dei suoi residenti. Si
tratterebbe di un nuovo svuotamento e basta, nessuna sostituzione di
popolazione, gentrification». Mi
riferivo a chi?
Ne
siamo quattromila, indicativamente; vi sono persone che sfuggono alla conta e
di queste solo una parte è visibile. In quanti dormiamo al centro? Nessuno lo
sa. Però, ci sono non-persone e non-persone: racconto adesso di quelle che
incontro mentre rientrano a casa e metto da parte quelle che non noto mai ma –
seppure a intuito – io so, dove esse dormono. Nel Quadrilatero sono ospitate
persone provenienti dall’estero e che lavorano in diversi settori per bassi
stipendi; sono ammassate in diversi condomini alla stessa maniera di noi
italiani fino a quarant’anni fa, quando le famiglie erano più numerose – vivono
dentro appartamenti rimasti sfitti per anni. È importante per loro stare al
centro perché si hanno meno problemi per gli spostamenti in un simile
agglomerato ed è possibile incontrarsi con più facilità. (È gente che spinge la
carretta-Avezzano, come tanta altra).
Un’improbabile
ristrutturazione di un qualsiasi complesso pubblico (liceo A. Torlonia, plesso
Corradini-Fermi-Mazzini, tribunale) provocherebbe un aumento del prezzo degli
immobili e perciò, degli affitti e molte di queste persone sarebbero costrette
a migrare dove i costi di locazione sono più bassi e in ogni modo, in posizione
centrale. Non è perciò detto che molte di queste persone non decidano di lasciare
Avezzano. Tornerebbero perciò sfitti i vecchi e mal tenuti appartamenti, dove
gli italiani non vogliono più abitare da decenni e soprattutto si porrebbe il
problema di trovare manodopera a basso costo per le occupazioni che i
connazionali evitano ormai da anni.
Ignorano
almeno queste vicende gli avezzanesi ben vestiti di cui sopra – ancora con
qualche difficoltà con l’idioma nazionale – che si aggirano per racimolare altre
preferenze oltre a quelle che hanno in dote. (È questo anche un modo per
segnalare – al vento, s’intende – che vi è una cosiddetta emergenza abitativa
in città).
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