domenica 27 agosto 2017

Kitsch & soda 2

Faccio due conti. Non posso giudicare né confermare se la Settimana Marsicana della mia infanzia fosse la «vetrina della Marsica», ma mi fido – nonostante tutto – di ciò che se ne racconta. Era l’unica manifestazione culturale nella zona, un punto di riferimento per i comuni viciniori considerando le sparute – rispetto ai nostri giorni – automobili circolanti; gli avezzanesi aspettavano tutto l’anno quell’iniziativa. Essa non rappresenta più un comprensorio che dopo la riforma fondiaria (1951) era votato presumibilmente all’agricoltura, ma che è profondamente mutato dopo gli avvenimenti dell’ultimo mezzo secolo: i nuclei industriali, Telespazio, l’autostrada, l’impetuosa crescita del terziario, Avezzano da 30mila a 42mila residenti. Non ha più motivo di essere un veicolo promozionale per le attività economiche dei marsicani dopo gli ultimi cinquant’anni di fiere a tema, di televisione, di riviste specializzate, news magazine e anche vent’anni di web; essa è oltremodo sottodimensionata e francamente inutile dopo l’apertura di nuovi mercati nell’Est Europa e in Oriente. La Settimana Marsicana non è più l’unica manifestazione avezzanese, essa si ritrova a galleggiare tra decine di eventi distribuiti nel corso dell’anno e l’etichetta, il blasone attrae solo una parte di pubblico – nonostante la solida garanzia di un imponente comparto food –, mentre in precedenza la kermesse interessava tutti e non solo perché vi era una maggiore aggregazione tra gli abitanti. Ancora. Le numerose iniziative proposte soprattutto negli ultimi due decenni hanno accresciuto la competenza di almeno una generazione; molti partecipano a spettacoli a pagamento, scegliendo a che cosa assistere, altri – giovani e no – prendono il largo non accontentandosi del menu locale. (Pago il biglietto e vedo quello che mi piace a Pescara, Perugia o Roma, diffido invece di ciò che mi è offerto sotto casa).
Sfoglio adesso il programma di una stagione presa a caso (Harmonia Novissima, 2016-17). Il primo concerto ha visto Ute Lemper sul palcoscenico. Chi altro poteva contrapporre Pro loco Avezzano per fare un’uguale o una miglior figura? (La stessa associazione ha da non molto tempo ospitato V.D. Ashkenazy. Come far dimenticare quel concerto: Pollini, domineddio?)
La Settimana Marsicana non è certo tra le migliori manifestazioni cittadine e subisce anche la concorrenza di più di un’iniziativa culturale che si tiene in estate nei paesi marsicani. (Porto i soliti esempi: il Festival di Tagliacozzo, Arzibanda e il concerto principale della festa dei Santi Martiri). Non si può ripetere la manifestazione degli anni Cinquanta e Sessanta un po’ perché il format è sorpassato e un altro po’ perché oggi la stessa costerebbe una cifra esorbitante, ma non sarebbe realizzabile nemmeno perché è cambiato proprio tutto, come ho provato a raccontare. (Oggi non puoi invitare Ramazzotti o Baglioni per fargli cantare tre o quattro pezzi – perché dopo seguirà altrettanto con Zucchero o Mannoia. Il tutto presentato da Carlo Conti…) Gli avezzanesi hanno trattato, parlato poco o niente della manifestazione in questione perché sono stati poco interessati dalla stessa; io stesso pubblico oggi per le note questioni tecniche ma avrei aspettato, in ogni modo: non c’era urgenza. Niente da ridire su chi riesce a utilizzare in qualche modo tale manifestazione – è bene precisare.

(Le balle di paglia inutilmente sparse in giro non hanno avuto su me lo stesso effetto della madeleine proustiana: non mi hanno riportato agli odori e ai colori della mia infanzia; le ho guardate con curiosità e un pizzico di compassione come quando mi trovo davanti a una pacchianata). (2/2)

Nessun commento:

Posta un commento