sabato 15 settembre 2012

KsLT 4

Un’espressione che ha colpito nella relazione al convegno «Abruzzo verso il 2030: sulle ali dell’Aquila», è: «città intelligente legata al territorio».
Noi già conosciamo il significato di smart drugs (nootropi) e smartphone: che cosa significa smart city? L’espressione è recente (2011) e si riferisce ad un progetto dell’Ue che individua e investe (non ricordando male, cifre modeste) in una serie di città medie che riducono i consumi energetici e utilizzano più razionalmente le risorse e le tecnologie di cui dispongono.
In Europa, città media ha un significato diverso da quello che ha in Italia e vuol dire un agglomerato a metà strada tra Londra, Parigi, Madrid, Berlino e un paese. (L’ultima, è quella con meno abitanti ma è più grande di Roma). Una città media «europea» in Italia è Bologna (387mila abitanti); la conurbazione Pescara-Montesilvano – in Abruzzo – è l’unica che s’avvicina alla città media: sono 2 comuni distinti – d’accordo –, ma rientra nella fascia delle città medie e il suo hinterland ha una giusta dimensione. M’interessa poco se il nostro capoluogo di provincia rientra o no nel canone delle città medie quindi delle smart city: la seconda parte dell’espressione o dello slogan è pleonastica, francamente. Vuoi che un agglomerato tra i 100mila e i 500mila abitanti, non abbia rapporti con il proprio territorio, in Italia? Esiste, sulla Terra, un qualsiasi insediamento umano che non ha rapporti con il circondario?
L’Ue prova a «costruire» delle nuove aree sotto i 2 milioni d’abitanti, con ridotta estensione territoriale, in cui si vive meglio consumando meno energia. Io mi chiedo se l’Unione, nonostante i suoi ridotti poteri, possa fare qualcosa in più per ridurre gli sprechi, la produzione di rifiuti e per un sistema di trasporto comune in grado di superare l’attuale modello basato sull’automobile privata – soprattutto nelle zone depresse, dove la «macchina» è uno status symbol. Ci vuol tanto a scrivere un decreto che mette fuori-legge lo strato d’incarti che avvolgono le merci, quando le acquistiamo?
Qualcosa è cambiato a livello individuale: esistono condomini «cablati» – anche da noi –, gente che si sposta in bicicletta; i tetti con pannelli fotovoltaici, l’«acqua del sindaco» (quella del rubinetto), i doppi vetri alle finestre, i cosiddetti prodotti a km 0, la lotta per i beni comuni, ecc.
Le altre due espressioni: «specializzazione intelligente a livello regionale» e «sviluppo locale gestito dalla collettività», mi dicono poco e le trovo un po’ banali. (2/3)

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