domenica 7 settembre 2014

DW 1


Il pezzo precedente si trova alla pagina 2 del link; consiglio (caldamente) di leggere anche il resto, un po’ perché merita, un altro po’ perché mi appoggio a esso:
Riassumendo: a) ho raccontato in generale di ciò che succede nella Marsica da decenni, b) ho trattato essenzialmente d’artisti, di figure che a forza di ripetere la stessa inquadratura di un paesaggio riescono infine, a carpirne qualche segreto e mostrarlo agli altri, c) ho ragionato secondo la mia esperienza e la mia posizione geografica (Avezzano).
Ho preso coscienza dell’intellighenzia locale, solo dopo aver conosciuto un po’ il mondo circostante; ci si era giusto incrociati per via della dimensione della cittadina. (Sono tornato definitivamente da queste parti a quasi 33 anni, dopo un buon numero di mostre, letture, concerti, pezzi di teatro e film. Avevo in mente di mettere i piedi in un paesino di montagna come tanti, tornando; «Non arrivano nemmeno i giornali!», ripetevo ai pochissimi milanesi che conoscevo).
Mi ponevo allora domande del genere (ne ho già trattato altrove): che tipo di pittura si faceva da noi, quando M. Rothko dipingeva Red, Yellow, Red, oppure R. Rauschenberg i White Paintings? Che cosa si scriveva di critica letteraria ad Avezzano, quando G.C. Roscioni pubblicava La disarmonia prestabilita (1969)? Dopo dieci, venti, trenta, quarant’anni dalla sua uscita, c’è qualche libro del genere locale, che si può avvicinare – in qualche modo – a quella raccolta di studi su C.E. Gadda?
(Una domanda retorica). Quando C. Ginzburg ha iniziato a pubblicare la sua serie di libri un po’ strani, da noi si era giunti alla fase delle Annales oppure ci si trovava ancora alla storia come racconto di re crudeli, principesse capricciose e battaglie perse, ma con onore?
M’interessa perciò il rapporto tra ciò che era prodotto da noi e ciò che proveniva dalle capitali della cultura: essere dei provinciali esige almeno qualche sforzo d’imitazione e di copiatura, in ogni modo. Non è stato purtroppo così da noi, in numerosi settori dell’arte e della conoscenza, perché le persone deputate a farlo ignoravano o non riuscivano a decifrare certi prodotti dell’ingegno. (1/4)

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