martedì 16 settembre 2014

DW 4


La mia generazione non ha generalmente regolato i conti con la precedente, mentre la seguente preferisce aggirare noi di mezza età – mantenendo intatti nei due casi i meccanismi di formazione e conservazione dell’intellighenzia, per non perdere piccoli privilegi e rendite di posizione acquisite in qualche maniera. (È pur vero che per chiudere i conti con qualcuno o ammazzare i propri padri serve della competenza e una buona dose di coraggio). Dipendendo dalle dinamiche interne del blocco (meglio: marmellata) di potere, il ruolo del ceto intellettuale non poteva che divenire marginale, negli ultimi anni.
Manca secondo me proprio la trahison del titolo, perché certi personaggi non avevano giurato niente a nessuno e non potevano perciò stracciare patti di sorta; la loro attività è stata una maniera intelligente d’impiegare il proprio tempo libero. (Liberi gli amministratori di turno d’intitolare «piazze, slarghi, strade, aule, premi» a chi essi preferiscono).
Leggo all’inizio: «Le nostre misconosciute opinioni personali, provenendo dal livello che si definirebbe del quisque de populo, contano in generale, molto poco; pochissimo in particolare, nell’ambito “culturale”». È bene ricordare periodicamente che fine ha fatto sia le nostre pensate per quanto misconosciute e sia quella delle idee sovrastanti – più che dominanti – degli altri.
È un modo di partecipare alla vita pubblica il mio scrivere soprattutto tra pochi mesi, quando io non avrò in tasca uno straccio di tessera associativa. (Non essere complice di tante ridicole situazioni, a dirla tutta).
Mi rendo conto che le mie idee non sono funzionali agli interessi della classe dirigente e perciò anche dell’intellighenzia. Che fare? «Esilio, silenzio, astuzia»? In modo più pragmatico: lavorare su shi, aspettando l’occasione buona per sferrare l’attacco risolutivo? Ho cominciato due settimana fa a leggere J. Diamond, Il mondo fino a ieri, acquistato appena uscito (maggio 2013) e ancora non riesco a sentire alcuni vecchi pezzi di PCO che mi ha mollato un amico almeno un paio di anni fa a forza di studiare l’avversario o lavorare sul potenziale della situazione... (Vuoi mettere l’ukulele di J. Jeffes con i vecchi tromboni sfiatati di lungo corso o quelli alle prime armi?). (4/4)
P.S.: venerdì, presento Dimenticare-Vergessen a Vieniviaconme – ore 17,30.

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