Io ho anche accostato il
termine «designata» a proposito della nostra intellighenzia. Essa non è imposta da qualche ente sovrannaturale o
è il risultato di qualche tipo di competizione, ma vi sono persone – sul posto
– che hanno il potere di stabilire: «Tu sì, tu sì, tu no» e altri che ripetono
alla collettività certe decisioni. (I giornali formavano l’opinione pubblica,
oltre a informare; instillavano anche dei pregiudizi nel nostro caso). In
breve: l’élite cooptava il maestro elementare X
o l’impiegato Y come poeta o critico
letterario e la carta stampata, ripresentava tali posizioni fino a renderle
«naturali»; il pittore Y poteva
invece spendere la vita a dipingere (bene, male) ma in città non lo filava
nessuno. (L’élite si trovava nella
condizione di acquistare – direttamente e indirettamente – determinati prodotti
culturali, intercedere per ottenere finanziamenti pubblici e privati, procurare
visibilità). La situazione è simile all’odierna ma è peggiorata negli ultimi
due-tre anni, come riporto qui:
(Parlo di Avezzano e non di
altri paesi, dove la situazione è diversa; il circondario ha anzi subito le
nostre liturgie e i nostri personaggi).
La cooptazione era un
meccanismo utilizzato dalla nostra intellighenzia
per affermare, mantenere, espandere, celebrare e perpetuare se stessa. Non mi
dilungo sui suoi rituali, i tic e i trip
e rimando ai libri di A. Arbasino: chi meglio di lui ha descritto in Italia certi
ambienti? (2/4)
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