sabato 18 ottobre 2014

Basilisco, chimera, fenice 2


Si assiste a un vero e proprio cambio di scenario, di sistema delle relazioni, di rapporto con la montagna (campagna, pascolo, bosco, fiume) nel caso di un borgo ricostruito altrove e inizia a scemare – forse proprio in quel periodo – la coscienza di vivere a una certa quota. Adattarsi o scomparire, in tal caso. Tale soluzione dettata dalla filosofia di quel tempo ha allontanato alcune popolazioni locali da un ambiente, ma le ha avvicinate a un altro, di sicuro.
Non è stata finora compresa, la portata del periodo post-sisma nella vita dei singoli paesi coinvolti e all’interno del «cratere» e anzi, da qualche parte si prova a risalire ancora più indietro attraverso la zoologia fantastica (chimera). La mia immagine perciò funziona meglio della fenice – il mitico uccello che rinasce dalle sue ceneri, simbolo dell’immortalità – evocata in una delle ultime ricorrenze del terremoto, per comprendere il cambio d’epoca che c’è stato un secolo fa. (A proposito del folclore locale). È circolata per decenni la leggenda del terremoto come la vendetta per il prosciugamento del Fucino. S’ignorano tuttora le generalità di chi abbia scatenato – nel 1915 – un sisma di tale intensità per punire i nobili romani e segnatamente Alessandro Torlonia (1800-86). (2/2) (Territori in movimento/per Centenario terremoto 13 gennaio 1915, 5 2014)

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