lunedì 1 dicembre 2014

the sound of someone you love


Il nuovo secolo si è aperto con l’attentato o il crollo del WTC (2001). Seguì un breve periodo in cui almeno lungo la costa orientale degli Stati Uniti, non furono fabbricati grattacieli. Oltreoceano si discusse anche delle nostre città e metropoli che – per com’erano costruite – potevano trasformarsi in gigantesche trappole per i loro abitanti, in casi del genere. Nella stessa zona si è abbattuto l’uragano Sandy (2012) e anche in quel caso si è trattato se lasciare alcune parti della metropoli alla mercé dei corsi d’acqua o costruire delle opere in teoria capaci di resistere alla furia delle acque. Alcuni anni prima Katrina (2005) aveva posto un problema simile in qualche modo, pur essendo uno degli uragani più disastrosi registrati nella storia degli Stati Uniti e che aveva reso inutile in poche ore il sistema degli argini posti a difesa dei centri abitati. Si è parlato, si è discusso e ci si è interrogati (mezzi d’informazione, associazioni, amministratori locali e centrali) e non solo per il carattere pragmatico dei paesi anglofoni. In caso di catastrofe naturale da noi, la cronaca delle testate locali si riempie più che altro di aneddoti, atti d’eroismo, leggende e rimpalli di responsabilità più che di riflessioni, ripensamenti e progetti. (1/3)

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