venerdì 19 dicembre 2014

Un presepio meccanico di 100


Dimenticare-Vergessen raccontava una città in cui diminuiscono gli spazi collettivi e perciò si forma sempre meno l’opinione pubblica, mentre questa raccolta tratta di un posto i cui abitanti discutono poco per sé e si respira perciò scarsa democrazia: provo quasi a quantificare quella che c’è e a spiegare perché non potrebbe essere altrimenti. Il primo è stato scritto nella scorsa primavera, quando si cominciava a parlare di celebrazioni del Centenario, mentre queste note sono scritte in autunno inoltrato e nella Marsica, sono già consumati i primi appuntamenti.
Si è andati alle celebrazioni alla spicciolata non solo nel «cratere», ma anche nei singoli paesi della stessa zona e nel mio in particolare. Manca un capofila nel territorio e Avezzano – un agglomerato di 42mila abitanti – si è presentata divisa per le sue manifestazioni, con una serie d’iniziative frammentate e da parte di soggetti diversi.
In mancanza di una storia scritta o di un solido riferimento – è l’oggetto di Dimenticare-Vergessen –, si tratterà di mettere insieme un bel po’ d’interventi come francobolli o coriandoli qua e là; ci rimetterà qualche studio onesto e rigoroso com’è probabile, relegato in mezzo a tante conferenze e iniziative. Si ripeterà anche un copione simile al dopo-terremoto quando solerti funzionari del regno, impostarono la nuova città secondo i criteri del tempo e, i residenti – vecchi e nuovi – fecero finta di niente. (Non ce la faccio proprio a chiamarli abitanti). Chi viene da fuori, i funzionari dello stato in trasferta, irrideranno con garbo anche la miopia e la dabbenaggine dei marsicani: guai però a ripetere o peggio, anticipare le stesse cose propalate in quest’occasione da parte di chi vive tra queste montagne. Spero solo che si fissi nelle menti dei più giovani il rosso delle mappe di rischio sismico che si avrà occasione di osservare nei prossimi mesi. È anche l’occasione per liquidare una serie di vecchi libri attraenti quanto imprecisi – anche alcune leggende.
Frammentazione non è sinonimo d’inclusione. C’è sicuramente qualcuno che è (sarà) tagliato fuori da tali celebrazioni, ma la questione non è tanto la quantità o la qualità dell’informazione messa in moto dal Comune quanto il confronto, a detta di Lasch vent’anni fa.
Tale selezione però non è applicata tanto a persone o idee, studi, procedure, teorie e utopie quanto a punti di vista. Un’associazione privata può vagliare gente e oggetti a suo piacimento; a maggior ragione una casa editrice, essendo mossa dal profitto: e uno stato (un suo pezzo) democratico, può comportarsi allo stesso modo senza conseguenze?
(Non ci voleva molto – a livello istituzionale – a incaricare uno storiografo, un professore di liceo e convincerlo a interessarsi alle nostre vicende, circondandosi casomai di persone esperte e di buona volontà). (2/3)

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