Il discusso Fountain (1917) di M. Duchamp ha
influenzato l’arte del suo periodo ma non solo, vale lo stesso per 4’ 33’’ (1952), il «pezzo silenzioso» di
J. Cage sulla musica occidentale. (Io ricordo anche le numerose discussioni
innescate da un trattino interposto o no tra la parola «centro» e i termini:
«destra» e «sinistra», negli anni passati). È perciò difficilmente prevedibile
che cosa produrrà nella coscienza degli avezzanesi un fuoco di fila lungo un
anno a base di scienze, pratiche e saperi intorno a un unico tema.
Tante iniziative, che cosa
stanno già producendo nel sentire o nel pensare collettivo? Sono pessimista.
Alla presentazione della mia precedente pubblicazione, qualcuno ha documentato
il malumore tra i reduci avezzanesi del terremoto, nei primi mesi; eppure oggi
ci s’infastidisce se altri lamentano ritardi e manchevolezze da parte dello
stato centrale in situazioni simili, altrove. Nella stessa occasione, qualcun
altro si è rammaricato che in una città nuova di zecca si siano costruiti
(cento anni fa come oggi) temi collettivi di scarso valore architettonico; per
non parlare di monumenti, busti e facciate degli edifici pubblici (vecchie e
recenti).
È utile perciò chiedersi: a
che cosa servono queste celebrazioni? (Perché a qualcosa servono).
Ho l’impressione che più
che «commemorare» o ripartire da qualcosa che si trova troppo indietro – per
gli sparuti discendenti degli scampati alla catastrofe e per i nuovi abitanti
–, l’élite (anche la coda dei
famigli) voglia approfittare dell’occasione per celebrare se stessa, proponendo
anche all’Italia l’immagine che essa ha della città che ha pensato e costruito
e perciò mobilita, gestisce e «mette in onda» il materiale umano adatto.
(Riprodurre Avezzano com’è e anche se stessi, ancora).
Le celebrazioni del
Centenario in corso mi fanno pensare più che altro a una versione prolungata di
Eventi Estate. (3/3)
Ciao Giuseppe, ho potuto leggere la tua "La lunga estate del 2015" che mi ha consegnato in ostaggio diversi spunti di riflessione sulla problematica ricorrenza del Centenarium. Approvo la tua scelta di essere l'edizione dell'autore, cosa rara di questi tempi. Approvo altri aspetti che hai messo in evidenza, come quello della mancanza di storia e , come lo hai ironicamente definito tu, di uno straccio di storico che prendesse a cuore la nostra Avezzano. Ecco forse a noi manca una storia da libro Cuore che aspetta qualcuno per essere scritta e anche se la scrivono con la Q va bene ugualmente.
RispondiEliminaAncora complimenti e buon anno pensando, a questo punto, già al 2016!
Uno che scrive di essere autore e editore, è una persona onesta. E basta. La storiografia c'entra meno che nella pubblicazione precedente: non a caso parto con M. Foucault. Il prossimo volumetto sarà dedicato a come si è vissuto il 2015, da queste parti. Buon anno nuovo – sono le 9,30.
EliminaBene!
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