Sono generalmente incredulo
quando leggo un pezzo sui siti web locali. (Dipende da me, lo so). In settimana
mi è stata segnalata una notizia riguardante l’area verde dietro il castello
con l’invito a metterci una pezza. Il giorno seguente è bastato un titolo della
stessa testata per farmi cadere le braccia e poi a non pensarci più: «Castello,
il Comune si “riappropria” del parco». (Effetto Striscia la Notizia del tempo andato). Ci ho ripensato in seguito.
L’oggetto dei due articoli
è il vandalismo. (È un tema familiare ai contemporanei, il vandalismo giovanile;
diciamo pure che non ci si presta abbastanza attenzione).
L’area del castello ricorda
piazza G. Matteotti per il tipo di traffico da cui è circondata. (Per
intendersi: sarebbe identica se immersa – tutta, in parte – in una Ztl, se
fosse stata attuata – dal Prg del 1969 – la pedonalizzazione di parte del lato
est?). L’aria conferitagli dalla cancellata che la circonda, evita che si
consideri un’aiuola spartitraffico tout
court. Lo stesso elemento dà ai forestieri l’idea di un’area che possiede un
certo pregio, di là di come stanno effettivamente le cose. La principale
diversità con il piazzale della stazione ferroviaria consiste nell’essere
divisa in tre parti: giardino, castello, parco. Tale partizione mostra un’ambiguità
che la accomuna con piazza A. Torlonia – anche se in maniera meno drammatica. È
comprensibile Castello Orsini come patrimonio comune degli avezzanesi e non
solo. Si può affermare lo stesso – con qualche forzatura – del giardino
prospiciente l’ingresso principale del maniero. Il parco per la sua posizione riguarda
invece uno o più quartieri, uno o più isolati?
Dalla testimonianza riportata
dal primo articolo, mi è facile ripetere – con alcune variazioni – quanto
riflettuto pubblicamente circa piazza A. Torlonia, piazza G. Matteotti e i
portici lungo via G. Marconi di recente.
Che cosa è successo,
secondo me? Qualche giovane ha sporcato, devastato l’arredo urbano –
commettendo uno o più reati –, ma la storia si è chiusa lì, per motivi che non
m’interessano. Non è difficile immaginare una o più coppie di trentenni che
evitano di portare il proprio pargolo in un luogo considerato sporco o un pugno
di ottantenni che non va più da quelle parti perché le panchine sono inagibili.
Uno imbratta o sfascia una panchina, un altro non pulisce, aggiusta o cambia
una panchina che non va più bene in tempi ragionevoli e un altro ancora, smette
di mettere i piedi in un posto dove non può sedersi comodamente: inizia in modo
simile una qualsiasi storia di degrado. (Tali abbandoni provocano anche una
situazione simile a quella descritta per i portici durante l’ultima estate: si
ritrovano persone che hanno all’incirca la stessa età e che anziché
controllarsi vicendevolmente, sono complici nel bene e nel male).
L’unica soluzione non è
perciò la video-sorveglianza e il controllo da parte delle forze dell’ordine. (In
ogni modo: le panchine in pietra, resistono molto più di quelle dal design che più nuovo e più cool non si può).
Quarant’anni fa usciva Horcynus Orca.
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