venerdì 2 ottobre 2015

guarda la luna


City Living risale agli inizi di settembre. Durante lo stesso mese la cronaca ha registrato un paio di episodi nella stessa zona: un prete che interrompe la messa – un paio di volte – per zittire i giovinastri che rumoreggiavano sul sagrato della Cattedrale e un’aggressione nel parcheggio del Palazzaccio. Per intendersi:
Poi questo:
Si chiedevano maggiori controlli delle forze dell’ordine, soprattutto da parte dei commentatori.
Io sono costretto a vederla diversamente per alcuni motivi.
Ho raccontato al vento sei anni fa che la piazza principale non sopportava più il carico dei suoi frequentatori per cui si assisteva a dei crocchi – soprattutto di adolescenti – nelle sue immediate vicinanze. (È l’unico spazio pubblico decente – oltre a piazza Torlonia – in una cittadina di 42mila abitanti. È stato saggio non applicare un’ordinanza del precedente sindaco che vietava di sedersi sugli scalini intorno alla piazza).
Avevo notato nella stessa occasione, che era mutata la tipologia dei suoi frequentatori pomeridiani: quelli che non andavano a «lezione-di-qualcosa» due-tre volte a settimana. (Dove sono finiti i liceali d’antan?). Si registra – rispetto a dieci-quindici anni fa –, un maggiore affollamento in determinate ore del giorno, mentre è pressoché deserta in altre. È cambiato qualcosa negli ultimi sette anni – dopo Streaming with light – in piazza del Risorgimento? (Nel senso: come alcuni esercizi – vecchi, nuovi – hanno cambiato qualcosa nella zona dal 2008).
Per farla semplice: la zona «giovani» della piazza ha aperto una sorta di succursale sotto i portici (via G. Marconi). È bene però essere più preciso da parte mia. Uno spazio pubblico contiene almeno tutti i residenti: femmine, maschi, giovani, vecchi, di mezza età, locali, forestieri, professionisti, colf, operai, ragionieri, pensionati, disabili, eccetera; in percentuali diverse, secondo i giorni e gli orari. (Ci si controlla gli uni con gli altri, in ogni modo). Nel tardo pomeriggio la parte superiore della piazza attira prevalentemente adolescenti e giovani. Sotto i portici si ammassano invece – da alcuni mesi e nello stesso orario –, solo gli adolescenti e i giovani; si tratta di gruppi abbastanza folti: è un formicaio in alcune ore del giorno. Incontri solo facce giovanili. Mi capita di attraversare quel posto e non è facile arrivare dall’altra parte perché presenta almeno due barriere in prossimità dei locali. (Devi chieder loro di poter passare: col cazzo che si spostano – perdonate l’espressione idiomatica – quando ti vedono a pochi centimetri di distanza. È anche facile sentirsi un estraneo lì dentro, se hai più di trent’anni). Resta uno spazio pubblico nonostante ciò, ma bisogna aggiungere che c’è una forte complicità tra i frequentatori – con tutto quello che ne consegue. (È più complicato sedare una rissa o scovare uno spacciatore, tanto per fare due semplici esempi). È perciò un fenomeno marginale qualche gruppo che trova posto nel parcheggio interno. Sono curioso di vedere come andrà a finire tale assembramento con i primi freddi o una volta terminato il restyling della piazza, che prevede una notevole riduzione della succitata zona «giovani».
Il problema non risiede perciò la corte interna del Palazzaccio ma ciò che avviene almeno sui lati dell’isolato – fatta eccezione per via G. D’Annunzio. Tale spazio è utilizzato più che altro come dépendence. Tralascio la questione dei giovani ubriaconi o «fatti» motorizzati che incrociano nel tardo pomeriggio e di sera nella zona.
(Ho scritto cose simili nel vecchio blog al tempo dell’omicidio Kercher a Perugia. In quell’occasione si era alla presenza di pezzi di quartiere abitati da gente proveniente dai quattro angoli della Terra ma tutti ugualmente studenti – sotto i trent’anni).

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