City Living risale agli
inizi di settembre. Durante lo stesso mese la cronaca ha registrato un paio di
episodi nella stessa zona: un prete che interrompe la messa – un paio di volte
– per zittire i giovinastri che rumoreggiavano sul sagrato della Cattedrale e
un’aggressione nel parcheggio del Palazzaccio.
Per intendersi:
Poi questo:
Si chiedevano maggiori
controlli delle forze dell’ordine, soprattutto da parte dei commentatori.
Io sono costretto a vederla
diversamente per alcuni motivi.
Ho raccontato al vento sei
anni fa che la piazza principale non sopportava più il carico dei suoi
frequentatori per cui si assisteva a dei crocchi – soprattutto di adolescenti –
nelle sue immediate vicinanze. (È l’unico spazio pubblico decente – oltre a
piazza Torlonia – in una cittadina di 42mila abitanti. È stato saggio non
applicare un’ordinanza del precedente sindaco che vietava di sedersi sugli
scalini intorno alla piazza).
Avevo notato nella stessa
occasione, che era mutata la tipologia dei suoi frequentatori pomeridiani:
quelli che non andavano a «lezione-di-qualcosa» due-tre volte a settimana.
(Dove sono finiti i liceali d’antan?).
Si registra – rispetto a dieci-quindici anni fa –, un maggiore affollamento in
determinate ore del giorno, mentre è pressoché deserta in altre. È cambiato
qualcosa negli ultimi sette anni – dopo Streaming
with light – in piazza del Risorgimento? (Nel senso: come alcuni esercizi –
vecchi, nuovi – hanno cambiato qualcosa nella zona dal 2008).
Per farla semplice: la zona
«giovani» della piazza ha aperto una sorta di succursale sotto i portici (via
G. Marconi). È bene però essere più preciso da parte mia. Uno spazio pubblico
contiene almeno tutti i residenti: femmine, maschi, giovani, vecchi, di mezza
età, locali, forestieri, professionisti, colf, operai, ragionieri, pensionati, disabili,
eccetera; in percentuali diverse, secondo i giorni e gli orari. (Ci si controlla gli uni con gli altri, in
ogni modo). Nel tardo pomeriggio la parte superiore della piazza attira prevalentemente adolescenti e giovani. Sotto
i portici si ammassano invece – da alcuni mesi e nello stesso orario –, solo gli adolescenti e i giovani; si
tratta di gruppi abbastanza folti: è un formicaio in alcune ore del giorno. Incontri
solo facce giovanili. Mi capita di attraversare quel posto e non è facile
arrivare dall’altra parte perché presenta almeno due barriere in prossimità dei
locali. (Devi chieder loro di poter passare: col cazzo che si spostano –
perdonate l’espressione idiomatica – quando ti vedono a pochi centimetri di
distanza. È anche facile sentirsi un estraneo lì dentro, se hai più di trent’anni).
Resta uno spazio pubblico nonostante ciò, ma bisogna aggiungere che c’è una forte complicità tra i frequentatori – con
tutto quello che ne consegue. (È più complicato sedare una rissa o scovare uno
spacciatore, tanto per fare due semplici esempi). È perciò un fenomeno
marginale qualche gruppo che trova posto nel parcheggio interno. Sono curioso
di vedere come andrà a finire tale assembramento con i primi freddi o una volta
terminato il restyling della piazza,
che prevede una notevole riduzione della succitata zona «giovani».
Il problema non risiede
perciò la corte interna del Palazzaccio
ma ciò che avviene almeno sui lati dell’isolato
– fatta eccezione per via G. D’Annunzio. Tale spazio è utilizzato più che altro
come dépendence. Tralascio la
questione dei giovani ubriaconi o «fatti» motorizzati che incrociano nel tardo
pomeriggio e di sera nella zona.
(Ho scritto cose simili nel
vecchio blog al tempo dell’omicidio Kercher a Perugia. In quell’occasione si
era alla presenza di pezzi di quartiere abitati da gente proveniente dai
quattro angoli della Terra ma tutti ugualmente studenti – sotto i trent’anni).
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