Qualcuno a proposito del
post precedente mi ha chiesto: «Che fare, allora?». L’avevo fatta complicata a
tal punto che quella, era l’ultima domanda da porre. (La complico ancora).
Ho scritto: «la zona
“giovani” della piazza ha aperto una sorta di succursale sotto i portici». Non
è una persona e perciò non ha alcuna autorità la «zona giovani» per imporre
qualcosa. È invece successo che cosa d’altro nella vicenda dell’affollamento
dei portici? È semplice: gli adolescenti e alcuni giovani hanno «scoperto» quel
luogo, a cinquant’anni dalla sua apertura.
Ho raccontato nel vecchio
blog di aver messo i piedi nell’aula di terza media almeno dopo vent’anni di
assenza e di averla trovata particolarmente angusta: una persona ha percezioni
diverse di uno stesso luogo, a distanza di tempo. Nel nostro caso è successo
che un paio d’anni fa qualche gruppo d’adolescenti, ha preso a colonizzare quel
passaggio. (Nel senso: è vissuto
come tale da me e da un’amplissima maggioranza degli avezzanesi). Si è trattato
perciò di persone accomunate dall’età. Si è notata qualche altra comitiva
l’anno passato e nel 2015 si è registrata l’apertura di una kebaberia – lo so che suona male. (Il
secondo locale ha aperto da quelle parti perché conveniente o perché affollato?).
Si può anche provare a
collegare la mia esperienza della piazza con quella di persone che potrebbero
essere miei nipoti, ma è tempo sprecato. Il Comune in realtà, può solo chiedere
ai titolari dei due locali di lasciare libero dai tavoli e dalle sedie il metro
e mezzo di corridoio concordato.
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