domenica 18 ottobre 2015

what a joke is


Il comunicato-stampa è giocato su una frase di circostanza – abbastanza usuale, tra l’altro – del nostro sindaco forse improvvida per un comune cittadino ma non dovrebbe certo scandalizzare chi fa politica da anni ed è perciò abituato all’enfasi, alla ridondanza, alla bugia (pietosa o no), all’ampollosità, all’amenità, alla confusione, all’approssimazione e di peggio da parte dei suoi colleghi. (Non stava certo parlando di tre milione di metri cubi di cemento da inserire nel prossimo Prg o di un nuovo acquedotto che porta dall’Austria 10 mc/sec ad Avezzano, in fondo). C’era più materiale per criticare, attaccare in quest’altro articolo e non solo il primo cittadino:
L’amministrazione Di Pangrazio entra in questa vicenda per aver messo a disposizione – 9 e 10 ottobre – un pezzo di centro a un’associazione (Clan Eventi) che l’ha richiesta per una manifestazione. (Non interessano passaggi di denaro).
La mancata riuscita della stessa ha a che fare ancor meno con la cosiddetta «isola pedonale permanente» [sic!]. Spostare l’isola pedonale altrove apporterebbe – a detta di Verrecchia – dei benefici per «la salvaguardia del lavoro di tutti quei dipendenti delle varie attività economiche del centro di Avezzano». Ci si affida alla preveggenza e al catastrofismo in mancanza di una teoria. (Uscendo da casa non noto più i dipendenti Oviesse dal 3 di questo mese: che fine hanno fatto? Licenziati, alle Bahamas, cassintegrati, in aspettativa, turismo sessuale, esodati? Niente di tutto questo, il magazzino è stato trasferito fuori dal Quadrilatero; io presumo per guadagnare ancora più quattrini).
Il comunicato-stampa del coordinatore provinciale Ncd si fonda su una qualche relazione tra il tracciato dell’isola pedonale (la «crocetta» di Luca Montanari) e l’area pedonale richiesta e messa a disposizione di Risorgimento in Gusto. Quale? Vi sono delle ovvie relazioni di tipo letterario sul foglio web ma la realtà è abbastanza diversa: la lunghezza complessiva delle strade occupate (direttamente, indirettamente) per la manifestazione in questione è oltre il quadruplo della «crocetta». (Si nota la riduzione dei due terzi della «crocetta» e il suo spostamento a piazza A. Torlonia, nella parte propositiva dell’intervento).
Io avrei lavorato a questo punto sul termine «carnevalizzazione» (© U. Eco) più che su «ridicolo», a proposito dello scritto considerato.
Mi tolgo infine un sassolino dallo scarpone. Ricordo oltre quarant’anni fa un concerto allo Stadio dei Pini di un gruppo che andava per la maggiore in quel periodo (Banco del Mutuo Soccorso). Saltò per una leggera pioggia e nonostante fosse stato spostato – con noi spettatori già seduti – dentro un capannone da quelle parti. (Gli amplificatori di allora erano più grandi e pesanti di quelli di oggi da caricare, scaricare, montare). Mi è capitato di assistere a diversi generi di manifestazione, programmati all’aperto e poi finiti a Castello Orsini o in altro spazio pubblico al coperto ancora per il maltempo: basta accordarsi prima con il sindaco o con l’assessore alla Cultura e poi, un pezzo di carta scritto a pennarello. Nient’altro. C’entra di mezzo il rispetto verso il pubblico e i cittadini più in generale in tutte queste situazioni, secondo me. Chiedo perciò: che razza di manifestazione è se non si può proporre altrimenti? È forse un pellegrinaggio? (Non si può spostare Roma, La Mecca, Gerusalemme o Greenwood Memorial Park). (2/2)

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