(Sto suonando benissimo). Ho messo i piedi ai Prati d’Angro per la
prima volta nel 1967; li ho attraversati ogni anno fino ai quaranta anche in
mountain bike. Ho infilato la loro recente asfaltatura in un frame fabbricato nei primi anni
Settanta: qualche comune si lamenta, la prende di quando in quando con
l’Amministrazione del Parco; eppure le fotografie che mi sono sfilate sotto il
naso non raffiguravano tanto dei comunicati, dei cartelli di protesta o delle scritte
sui muri bensì una lingua d’asfalto
che copriva una strada cui mi sento affettivamente legato. La vicenda non mi ha
colto particolarmente di sorpresa, ben ricordando un paio di comunicati dell’associazione
Salviamo l’Orso, nello scorso febbraio; uno di questi:
La stessa associazione
aveva già sospettato che: «il vero obiettivo sia una strada a servizio del mai
abbandonato progetto di impianti da sci» e che sia utile «per gettare le basi
di una impossibile valorizzazione sciistica della Vallelonga che il Sindaco
Lippa ha invocato in più di un’occasione». Si trova qua:
Un dato rilevante della
vicenda – almeno per me – è che si è trattato di una polemica a tratti aspra
tra l’associazione ambientalista e Pnalm, una cosa che non capita tutti i giorni
e di là del merito rimanda a un malessere; bisogna purtroppo aggiungere a ciò un
recente comunicato – Comitato Parchi Nazionali Italiani e Riserve Analoghe:
Franco Tassi, per intendersi – abbastanza critico sulla gestione del parco
durante la vicenda «Morena».
Ho mantenuto per anni una
sorta di equidistanza tra le parti (Parco, Comuni) durante il rilancio del Pna
alla fine dei Sessanta; il mio atteggiamento è cambiato dopo il mio esame in
Pianificazione territoriale. Ho dovuto raccontare in quella circostanza anche
la provenienza del reddito degli abitanti nella zona presa in esame e la mia
(Fucino), non era dissimile dall’Alto Sangro: sono terre che vivacchiavano per
buona parte di assistenzialismo. A farla breve: chiudere una strada bianca al
traffico motorizzato non metteva in pericolo la pensione di un cinquantenne, il
divieto di accendere fuochi dove capitava non faceva revocare l’invalidità al
quarantenne, multare un bracconiere non aveva come riflesso immediato il suo licenziamento
dallo stipendificio in cui si recava
durante la settimana a scaldare la sedia. Un
qualsiasi parco naturale in Abruzzo, nel Meridione – di là della sua
utilità (vera, presunta) – non rovina certo
la vita e gli affari di chi ci vive dentro. Quanti nella vita quotidiana o
lavorativa, hanno a che fare con la routine
e le decisioni – giuste, sbagliate – di un Parco? Qualche allevatore,
qualche contadino.
Non si è trattato però del
solito gioco delle parti o della notizia provvidenziale che è riuscita in più
occasioni a tappare qualche buco nella cronaca delle nostre testate locali. È
ricorso nella narrazione di una parte dei protagonisti il tipo di populismo che
avevo denunciato in occasione dell’ultima zuffa sul parco Sirente-Velino. Per
capirci qualcosa, secondo me prima di passare agli aspetti che m’interessano
maggiormente:
https://augustodesanctis.wordpress.com/2016/07/23/parco-dabruzzo-i-lavori-di-asfaltatura-proseguono/
La fine della vicenda,
ancora secondo me: «perché autorizzare un intervento per una strada che deve
rimanere chiusa e non collega il paese a case o alberghi? La Stazione
Ornitologica Abruzzese ha trovato i documenti per dare una risposta: la
costruzione di nuovi impianti di risalita […] l’assalto al versante nord
dell’Aceretta con nuovi impianti di risalita da Villavallelonga», 27 luglio:
Sarebbe stato perciò opportuno
rispondere alla domanda: «È vero che volete costruire degli impianti di
risalita nel territorio comunale di Villavallelonga?» o tacere da parte di
molti, dopo un simile brano. (1/5)
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