mercoledì 17 agosto 2016

Non è un termine neutro né innocente «populismo»: esso indica una relazione tra un leader e le masse e parte generalmente da chi detiene un qualche potere. Tale relazione è impostata sul malcontento (giusto, immotivato), sul risentimento popolare; il leader ha la capacità d’imporre ad altri la propria visione almeno povera in analisi e contenuti e d’indirizzare l’azione degli altri, verso falsi obiettivi.
Ci si trova di tutto in un unico calderone nel nostro caso: Pnalm, amministratori pubblici (locali, regionali, nazionali), magistratura, partiti, Cfs e ambientalisti. (Si è poi lavorato da parte di diversi soggetti con comodo sugli ultimi della serie). C’è una rappresentazione semplificata, banale e distorta della realtà; riporto qualche esempio:
«quella dei Prati d’Angro […] da’ accesso a un’ampia proprietà privata, quindi a diritti relativi che il Parco non può e non deve ignorare», Associazione Italiana per la Wilderness, 19 luglio. Pnalm – anche gli ambientalisti – si è espresso contro l’asfaltatura ma non contro quella pista, che si trova in quelle parti da millenni e non da «70 anni» come invece asserisce la predetta associazione: nessuno vuol interrompere quel tracciato. (Immagino che il diritto a godere i propri possedimenti pesi ugualmente anche nel caso di un proprietario che voglia raggiungere la sua tenuta di montagna in Ferrari F16-H, elicottero o aereo. Ognuno si sposta come […] gli pare).
«Ma chi fa della conservazione il proprio mestiere dimentica troppo spesso che in quelle aree ci abitano delle persone in carne e ossa che hanno delle radici ben salde nel proprio territorio e che faticano più di altri ogni giorno a trovare il bandolo della matassa per darsi un futuro: sono tutti quei paesi di montagna lasciati a loro stessi da una politica e da un associazionismo ambientalista molto poco attenti ai bisogni della gente», 24 luglio.
Riecco servito il minestrone: la politica, la pubblica amministrazione e l’ambientalismo trattati come se svolgessero le identiche funzioni nella nostra società di tipo occidentale.
La popolazione di Villavallelonga secondo il suo sindaco: «sta subendo accuse e provocazioni da mesi, da parte di Parco e Associazioni Ambientaliste». Raccontare qualche circostanza casomai? Qualche nome e cognome o anche il soprannome? Delle «accuse» e delle «provocazioni» da parte delle seconde soprattutto che però misteriosamente scompaiono tutte nel lungo pezzo, mentre si parla solo di Pnalm e del suo personale – 29 luglio. V’invito a controllare:
«a norma di legge il Parco deve promuovere le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività residenti all’interno dell’area protetta e nei territori adiacenti», Movimento Cives di Pescasseroli 2 agosto.
Ergo, se tutto ciò risponde al vero, almeno i pescasserolesi non vanno a votare né alle Politiche né tantomeno alle Amministrative – a che servirebbe d’altra parte se pensa proprio a tutto l’Amministrazione del Parco? Quando qualcuno si frattura una gamba, è ricoverato presso il Centro recupero dei rapaci più vicino, ci si sposa sul Corno Grande con un rito celebrato da una guida alpina, eccetera. Chi conosce decentemente la classe politica di quella zona sa che secondo una vecchia fantasia malcelata è addirittura l’Ente Parco a dover proporre e tirar fuori i quattrini per asfaltare tracciati, costruire nuove strade e impianti di risalita, alberghi e residence. (Con la benedizione di WWF internazionale). Segnalo un’altra perla: «il Comune di Villavallelonga è vittima di un Ente Parco» – è mio il grassetto. (2/5)

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