Non è un termine neutro né innocente
«populismo»: esso indica una relazione tra un leader e le masse e parte generalmente da chi detiene un qualche
potere. Tale relazione è impostata sul malcontento (giusto, immotivato), sul
risentimento popolare; il leader ha
la capacità d’imporre ad altri la propria visione almeno povera in analisi e
contenuti e d’indirizzare l’azione degli altri, verso falsi obiettivi.
Ci si trova di tutto in un unico
calderone nel nostro caso: Pnalm, amministratori pubblici (locali, regionali,
nazionali), magistratura, partiti, Cfs e ambientalisti. (Si è poi lavorato da
parte di diversi soggetti con comodo sugli ultimi della serie). C’è una
rappresentazione semplificata, banale e distorta della realtà; riporto qualche
esempio:
«quella dei Prati d’Angro
[…] da’ accesso a un’ampia proprietà privata, quindi a diritti relativi che il Parco non può e non deve ignorare»,
Associazione Italiana per la Wilderness, 19 luglio. Pnalm – anche gli
ambientalisti – si è espresso contro l’asfaltatura ma non contro quella pista,
che si trova in quelle parti da millenni e non da «70 anni» come invece asserisce
la predetta associazione: nessuno vuol interrompere quel tracciato. (Immagino
che il diritto a godere i propri possedimenti pesi ugualmente anche nel caso di
un proprietario che voglia raggiungere la sua tenuta di montagna in Ferrari F16-H, elicottero o aereo. Ognuno si sposta come […] gli
pare).
«Ma chi fa della
conservazione il proprio mestiere dimentica troppo spesso che in quelle aree ci
abitano delle persone in carne e ossa che hanno delle radici ben salde nel
proprio territorio e che faticano più di altri ogni giorno a trovare il bandolo
della matassa per darsi un futuro: sono tutti quei paesi di montagna lasciati a
loro stessi da una politica e da un associazionismo ambientalista molto poco
attenti ai bisogni della gente», 24 luglio.
Riecco servito il minestrone:
la politica, la pubblica amministrazione e l’ambientalismo trattati come se
svolgessero le identiche funzioni nella nostra società di tipo occidentale.
La popolazione di
Villavallelonga secondo il suo sindaco: «sta subendo accuse e provocazioni da
mesi, da parte di Parco e Associazioni Ambientaliste». Raccontare qualche
circostanza casomai? Qualche nome e cognome o anche il soprannome? Delle
«accuse» e delle «provocazioni» da parte delle seconde soprattutto che però misteriosamente
scompaiono tutte nel lungo pezzo, mentre si parla solo di Pnalm e del suo personale
– 29 luglio. V’invito a controllare:
«a norma di legge il Parco
deve promuovere le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale
delle collettività residenti all’interno dell’area protetta e nei territori
adiacenti», Movimento Cives di Pescasseroli 2 agosto.
Ergo, se tutto ciò risponde al vero, almeno i
pescasserolesi non vanno a votare né alle Politiche né tantomeno alle
Amministrative – a che servirebbe d’altra parte se pensa proprio a tutto
l’Amministrazione del Parco? Quando qualcuno si frattura una gamba, è ricoverato
presso il Centro recupero dei rapaci più vicino, ci si sposa sul Corno Grande
con un rito celebrato da una guida alpina, eccetera. Chi conosce decentemente
la classe politica di quella zona sa che secondo una vecchia fantasia malcelata
è addirittura l’Ente Parco a dover proporre e tirar fuori i quattrini per
asfaltare tracciati, costruire nuove strade e impianti di risalita, alberghi e residence. (Con la benedizione di WWF
internazionale). Segnalo un’altra perla: «il Comune di Villavallelonga è vittima di un Ente Parco» – è mio il
grassetto. (2/5)
Attendiamo le prossime puntate
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