«I rapporti tra l’Ente
parco e le popolazioni del posto sono stati sempre difficili». Tale frase mi è
ronzata nella testa per anni fin quando l’ho sostituita con: «I rapporti tra l’Ente
parco e i rappresentanti delle popolazioni locali sono stati sempre complicati».
(Vischiosi, impastati). Abbiamo ancora un ente da una parte e la politica
locale dall’altra nel pasticcio cui ho accennato. Ho speso tempo a dimostrare anche
che le persone più bistrattate nella vicenda, gli ambientalisti hanno invece
giocato un ruolo almeno di secondo piano e in modo trasparente.
Il partito del sindaco di
turno conduce da quasi mezzo secolo – il primo nucleo risale al 1923 – una
lotta feroce all’Ente Parco: che cosa propone, rivendica? Non l’ho mai capito e
non ritengo che sia solo una questione di Qi. Ho notato invece dell’insofferenza
nei confronti di tal ente da parte di chi vive in quella zona per via dei nuovi
divieti. I residenti non hanno compreso finora come si vive in un parco
naturale e la responsabilità di tutto ciò è da ripartire tra Pnalm e i partiti politici
che rappresentano e tuttora organizzano – familismo amorale incluso –, la
società del posto. (Giova al politicante locale, sia la mancata individuazione
e sia la risoluzione delle questioni perché in tal modo egli ha la possibilità
di manovrare il malumore popolare). Non si è purtroppo cresciuti insieme – Parco
e comunità locali –, soprattutto. L’esperienza mi ha anche insegnato che quando
il cosiddetto popolo si mobilita, oltre a individuare con precisione
l’obiettivo possiede anche almeno un briciolo d’autonomia, di creatività
rispetto agli ambienti della politica. Il comunicato di Movimento Cives è per
me la madeleine proustiana, è come
ascoltare per caso, all’improvviso Barbara
Ann, Please Please Me o Arnold Layne; i politicanti dell’Alto
Sangro usavano lo stesso tono al tempo di Tassi – era di là da venire il
termine «talebano», ma si minacciava di più con lo spray sui muri di
Pescasseroli.
Si è parlato negli scorsi
decenni in maniera talmente rituale, stanca e generica di turismo (da parte di
Comuni, Provincia, Regione) da non partorire lo straccio di un’idea. A chi
rivolgersi volendo investire in quel settore, qual è il target? La classe media, il turismo mordi e fuggi, gli sceicchi, i naturisti, i giapponesi?
Fabrizio Barca – tra le sparute
menti strutturate e lucide del suo partito – ha ammonito gli aquilani in più
occasioni pubbliche a non confidar troppo nel turismo per la «ripresa» eppure
si tratta di una città costruita intorno a uno dei centri storici più estesi
della Penisola per di più in fase di ricostruzione dopo il terremoto del 2009. (È
raggiunta anche dall’autostrada, dalla strada ferrata e conserva un piccolo
aeroporto, oltre a essere capoluogo di regione. È fuori dalla direttrice
Roma-Milano, per carità).
Dopo un recente incontro
presso l’autorità di gestione del Patom, alcune associazioni ambientaliste
(Legambiente, Pro Natura, Salviamo l’Orso, WWF) hanno tuonato nuovamente contro
gli: «impianti di risalita resi ormai perfettamente inutili e dannosi dai
cambiamenti climatici in corso». D’altra parte: vale la pena intervenire in
quella maniera in un ambiente tanto particolare per poi lavorare – quindi guadagnare – nemmeno un mese l’anno e vivere con quel gruzzolo decentemente
durante i restanti undici?
Ho smontato alla mia
maniera la narrazione della rituale lagnanza proveniente da quella zona
dell’Abruzzo interno. Il mio sogno è il primo striscione che ho trascritto
(FUORI IL PARCO DA CASA NOSTRA) rimosso e portato nel municipio di
Villavallelonga: è sufficiente un soprassalto di coerenza, più che altro di maturità
con la richiesta al sindaco di far proprio dell’Amministrazione quel contenuto.
(Non è certo il medico a prescrivere di aderire e il confessore ad assegnare
come penitenza il restare in un parco naturale). Mi sono battuto per una simile
soluzione per i Simbruini negli anni Ottanta, la Regione Abruzzo a differenza
del Lazio non era d’accordo: ho accettato la sconfitta – una come un’altra. Chiusa
lì. (Il Regno Unito dopotutto sta ritirando il piede che aveva messo nell’Ue: Brexit – anziché EXIT PARK degli
striscioni precedenti). Mi domando però: che ruolo prevede – da allora – la
Regione o immaginano le amministrazioni locali di quella zona dell’Abruzzo per
se stesse? (È rimasto com’era, niente parco, né villaggio vacanze,
petrolchimico, polo artigianale o Disneyland). Villavallelonga esce o mette
alla porta il Pnalm: goodbye! (È
entrata nella comunità del Parco per propria iniziativa, è stata costretta da
qualcuno – innominabile anche lui?).
(Una considerazione finale). Sai che palle starsene
a zonzo per i Prati d’Angro in mountain bike o a piedi calpestando l’asfalto – per
quanto ecosostenibile, umanitario, biodegradabile, democratico nonostante il
colore, vegetariano, plissettato, politicamente corretto, célibataire, resiliente, un po’ porcello e anche lisergico. Mai
sentito parlare da parte dei fautori dell’asfalto e non solo in quelle parti,
delle stradine mantenute bianche lungo le colline toscane dove si svolge ogni
anno L’Eroica, attirando ciclisti da mezzo mondo? (5/5)
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