Torno sulla vendita della scuola
elementare Collodi di Avezzano. Sul manifesto per la convocazione del Consiglio
comunale del 1° luglio si leggeva al secondo punto dell’o.d.g.: PROGETTO DI
RICONVERSIONE DELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA GARIBALDI AD USO RESIDENZIALE ED
ALTRI USI DI INTERESSE LOCALE (L.R. 49/12) AI SENSI DELL’ART. 14 del D.P.R.
380/01. Vale la pena dare una scorsa a tale recente legge regionale (15 ottobre
2012), in particolare gli articoli 3 e 4, spiegano i dati – in metri quadrati –
apparsi nelle cronache: non erano perciò dei refusi.
La pletora dei nostri storici
locali non è finora riuscita a chiedersi perché altri compaesani abbiano voluto
costruire una scuola proprio da quelle parti, lungo via G. Garibaldi – un
tracciato del «tridente» – nel secondo dopo-guerra. Io azzardo: per riunire,
far studiare i bambini che abitavano nella zona sud-est del nucleo abitato; per
indirizzare lo sviluppo di quella parte di Avezzano: era un elemento
direzionale e anche un presidio dello Stato. (Si chiede proprio questo nelle
zone «calde» del Meridione: una qualche presenza dello Stato come una scuola,
una caserma, un centro per giovani o anziani, un campetto di calcio). È bene ricordare
che quella zona è cresciuta seppur di poco ma costantemente negli ultimi
decenni.
In una delle polemiche legate
alla Corradini-Fermi, riferii di un dibattito durato alcune settimane a Milano
nel primo periodo della giunta Pisapia (2011-16). Si trattava di utilizzare le
scuole cittadine fuori orario per attività attinenti la didattica e la cultura:
esse dovevano divenire strutture di quartiere vere e proprie. Ignoro com’è
finita: l’importante è che qualcuno abbia posto la questione. (È meritevole di
attenzione in proposito l’apertura della biblioteca dell’I.c. Collodi-Marini a
chi vive nella zona sud). Andava perciò accresciuta la struttura della Collodi,
c’era spazio per ospitare attività anche fuori dell’edificio – tra il 1969 e il
1972 è stata la palestra (all’aperto) del Vitruvio: me lo ricordo bene.
Il sindaco e l’assessore ai
Lavori pubblici hanno rintracciato nella vendita degli elementi comuni con la
vicenda dell’ex-ospedale di via Monte Velino, a fine giugno. Non è andata proprio
allo stesso modo, a mio avviso:
a) è stata venduta un’ala
del vecchio ospedale – inutilizzata da anni, tra l’altro – e perciò una porzione del complesso – mentre è
stato messo in vendita tutto della scuola elementare: il Comune poteva
trattenerne una parte, scegliere una diversa destinazione d’uso per la stessa
ma ha preferito un’altra strada;
b) i due edifici servivano
aree geografiche molto diverse per ampiezza: quello dell’ex ospedale (Asl 1 –
Avezzano, Sulmona, L’Aquila) poteva (può) perciò essere trasferito altrove in
qualsiasi momento a differenza di una qualsiasi scuola elementare (pubblica);
c) last but
not least, la Collodi era l’unico
servizio presente in quella zona; c’è invece di tutto intorno al vecchio
ospedale. Gli avezzanesi di quel
«quartiere», non hanno più – per come si è dipanata la vicenda – né il servizio
né l’area dove ricostruirlo o costruirne uno di altro tipo.
Nessun commento:
Posta un commento