lunedì 19 settembre 2016

Torno sulla vendita della scuola elementare Collodi di Avezzano. Sul manifesto per la convocazione del Consiglio comunale del 1° luglio si leggeva al secondo punto dell’o.d.g.: PROGETTO DI RICONVERSIONE DELLA SCUOLA ELEMENTARE DI VIA GARIBALDI AD USO RESIDENZIALE ED ALTRI USI DI INTERESSE LOCALE (L.R. 49/12) AI SENSI DELL’ART. 14 del D.P.R. 380/01. Vale la pena dare una scorsa a tale recente legge regionale (15 ottobre 2012), in particolare gli articoli 3 e 4, spiegano i dati – in metri quadrati – apparsi nelle cronache: non erano perciò dei refusi.
La pletora dei nostri storici locali non è finora riuscita a chiedersi perché altri compaesani abbiano voluto costruire una scuola proprio da quelle parti, lungo via G. Garibaldi – un tracciato del «tridente» – nel secondo dopo-guerra. Io azzardo: per riunire, far studiare i bambini che abitavano nella zona sud-est del nucleo abitato; per indirizzare lo sviluppo di quella parte di Avezzano: era un elemento direzionale e anche un presidio dello Stato. (Si chiede proprio questo nelle zone «calde» del Meridione: una qualche presenza dello Stato come una scuola, una caserma, un centro per giovani o anziani, un campetto di calcio). È bene ricordare che quella zona è cresciuta seppur di poco ma costantemente negli ultimi decenni.
In una delle polemiche legate alla Corradini-Fermi, riferii di un dibattito durato alcune settimane a Milano nel primo periodo della giunta Pisapia (2011-16). Si trattava di utilizzare le scuole cittadine fuori orario per attività attinenti la didattica e la cultura: esse dovevano divenire strutture di quartiere vere e proprie. Ignoro com’è finita: l’importante è che qualcuno abbia posto la questione. (È meritevole di attenzione in proposito l’apertura della biblioteca dell’I.c. Collodi-Marini a chi vive nella zona sud). Andava perciò accresciuta la struttura della Collodi, c’era spazio per ospitare attività anche fuori dell’edificio – tra il 1969 e il 1972 è stata la palestra (all’aperto) del Vitruvio: me lo ricordo bene.
Il sindaco e l’assessore ai Lavori pubblici hanno rintracciato nella vendita degli elementi comuni con la vicenda dell’ex-ospedale di via Monte Velino, a fine giugno. Non è andata proprio allo stesso modo, a mio avviso:
a) è stata venduta un’ala del vecchio ospedale – inutilizzata da anni, tra l’altro – e perciò una porzione del complesso – mentre è stato messo in vendita tutto della scuola elementare: il Comune poteva trattenerne una parte, scegliere una diversa destinazione d’uso per la stessa ma ha preferito un’altra strada;
b) i due edifici servivano aree geografiche molto diverse per ampiezza: quello dell’ex ospedale (Asl 1 – Avezzano, Sulmona, L’Aquila) poteva (può) perciò essere trasferito altrove in qualsiasi momento a differenza di una qualsiasi scuola elementare (pubblica);
c) last but not least, la Collodi era l’unico servizio presente in quella zona; c’è invece di tutto intorno al vecchio ospedale.  Gli avezzanesi di quel «quartiere», non hanno più – per come si è dipanata la vicenda – né il servizio né l’area dove ricostruirlo o costruirne uno di altro tipo.

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