La campagna elettorale è
cominciata con almeno un paio d’anni in anticipo, ad Avezzano. Navigando nel
web, si notano da mesi ormai dei post innocui o strani ma che invece hanno a
che fare con la strategia di chi sta manovrando per le Amministrative. Non
m’interessano più di tanto le schermaglie tra politicanti però mi arrabbio,
quando questioni che riguardano i cittadini sono trattate con superficialità e
come corpi contundenti. (Sulla carta stampata è diverso).
Un pezzo così esordiva: «Vi
ricordate il grande progetto per ridare lustro a piazza del mercato? E i fiumi
di parole su quanto sarebbe diventata strategica questa piccola area per il
commercio al minuto della mattina e le bancarelle di dolciumi il pomeriggio?».
(Che fine ha fatto il mercato a
chilometro zero? L’innovativo progetto che non è mai decollato, in
«MarsicaLive» 5 novembre 2016).
Il progetto iniziale era in
realtà ben più ambizioso, tant’è che spiegavo, a suo tempo: «perché è
difficilmente raggiungibile l’obiettivo del sindaco Di Pangrazio, che propone
il “ritorno al passato”?» – Il Martello
del Fucino 15, 2013. In sintesi: l’ambiente di piazza del Mercato era
cambiato negli ultimi cinquant’anni a tal punto, da considerarsi pressoché
velleitario qualsiasi tentativo di rinverdire i fasti degli anni Cinquanta e
Sessanta – del secolo scorso. La questione non è perciò il produttore a
chilometro zero anziché lui con altri quindici colleghi in quel posto o la
quadruplicazione degli ambulanti – che io
non vedo nel passarci. Non ci voleva molto da parte della politica avezzanese –
nonostante la sciatteria che la distingue – per capire che tale pensata si sarebbe
ben presto arenata. (E inondato i media
di comunicati, una volta compreso ciò; invece, muti come pesciolini rossi nell’acquario).
Si tocca invece con sprezzo
del ridicolo il tasto delle promesse mancate, adesso.
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