(Due
chiacchiere). Mi è stato chiesto – come immagino anche a chi mi segue – che
cosa penso dell’elezione di Donald Trump, negli ultimi giorni. Nel senso: del
suo elettorato, non di quello che
comincerà a fare tra due mesi. Ho evitato di rispondere direttamente perché ho
un’idea vaga degli Stati Uniti, di chi si presenta al seggio e poi, della
preferenza che esprime. È un mezzo continente, un posto eccessivamente esteso, almeno
per me. Ribattevo talvolta: «Quali provvedimenti ha preso finora Beppe Sala?». Non
ottenevo alcuna risposta o al massimo: «Valla a capire Milano, è troppo grande…».
Non si aveva perciò nemmeno una mezz’idea dell’attività di un sindaco in un’importante città italiana, di una
realtà più piccola – per numero di abitanti – quasi 250 volte rispetto agli
Stati Uniti d’America. Succedeva all’incirca lo stesso, nominando Roma – la capitale
della repubblica democratica, ancora Italia, a un’ora d’autostrada da noi.
Seguo
da decenni le vicende di Roma, Milano, Bologna e ho a lungo reputato di saperne
più di una persona normale. Mi sono invece accorto di conoscerne davvero poco,
all’inizio della campagna elettorale per le Amministrative di giugno e così ho
provato a informarmi sulle prime due. (Non basta purtroppo un pezzo o due letti
nella cronaca locale di un’importante testata nazionale, ogni mese). Ci sto
riuscendo – bene, male, così-così – dopo quasi un anno, in ogni modo. Si trova
informazione, discussione, nel web: è sufficiente cercare, al solito.
Provo
adesso a immaginare una situazione del genere, rovesciata. Ecco, ciò che manca
ad Avezzano è questo: un luogo di analisi e di confronto sulle questioni
cittadine. Ho pubblicato una ventina di libri e scrivo della mia città ormai da
dieci anni sul mio blog ma si tratta – appunto – di un soliloquio: bisogna
essere almeno in due per discutere. C’è gente disposta a interessarsi a lungo,
a scrivere costantemente di qualche problema e confrontarsi con altri, in altre
città. I quotidiani pubblicano generalmente notizie, parlano di emergenze
mentre evitano di trattare come si arriva al punto di catastrofe. È altresì
necessario allontanarsi dalle due categorie alla moda: a) non va bene niente,
b) è il migliore dei mondi possibili. È un’idea da coltivare – carta o web è
indifferente –, anche in tre o quattro. Fatevi sentire. (Dovrei scrivere
qualcosa sulla pensata dei «Consigli di Quartieri» da parte del nostro sindaco
– in scadenza).
P.S.:
a proposito. Avrei votato chi alle Presidenziali, da cittadino americano? Jill
Stein (GPUS).
Nessun commento:
Posta un commento