martedì 2 ottobre 2012

KsLT 13

 Mi capita di passare davanti a negozi chiusi da 2-3 anni, nelle mie passeggiate. Non penso tanto al commerciante fallito o trasferito – i negozi sono migrati in periferia dopo delle fabbriche e delle abitazioni ma prima degli studi professionali –, quanto al proprietario dell’immobile. Il personaggio in questione, è una persona che paga le tasse per non intascare nulla: non ha affatto bisogno dell’attività d’affittare una sua proprietà. (Ricorda l’Ancien régime). E’ una persona che chiede x e basta, dopo qualche anno x + y
e basta: prendere o lasciare.
Un paio d’articoli sul Centro ad aprile (l’8 e il 10), lamentavano il «caro affitti» da parte dei commercianti. (L’anno passato, avevo pesantemente ironizzato sulla categoria che era entusiasta della vendita del plesso Corradini-Fermi per ricavarne una cosiddetta galleria commerciale e nemmeno immaginava che un’operazione del genere avrebbe sconvolto il mercato immobiliare).
Passeggiando dalle parti del nucleo industriale, mi troverei di fronte ad una situazione simile alla precedente: capannoni in attività, capannoni abbandonati e nuovi capannoni. Ci sono dei vuoti – di tipo diverso –, anche in questo caso, mentre lo spreco di suolo è palese in tutti e due i casi. Gli amici marsicani sparsi ai quattro angoli della Terra, che cosa dicono in proposito? I mall sono in crisi nel Nord-America – dove sono stati inventati –, quelli che chiudono i battenti sono talvolta ristrutturati. (Dopo alcuni decenni d’effervescenza, i centri commerciali iniziano a perdere il loro appeal nei confronti dei clienti). Si ristrutturano fabbriche abbandonate un po’ ovunque tranne che in Italia. Silicon Valley è conosciuta per il ricambio continuo delle attività che si svolgono dentro i suoi anonimi capannoni. (Lo spazio nel Nord-America è l’ultimo dei problemi, a differenza della Penisola).
La situazione è diversa per quanto riguarda i negozi ed è legata alla percezione della crisi. In Italia si parla della crisi economica mondiale da circa un anno e mezzo mentre altrove hanno preso a discuterne da quando è scoppiata (oltre 4 anni fa). Da noi si spera ancora in una ripresa del settore mentre Oltralpe, con una densità minore di negozi rispetto alla nostra, non ci pensano minimamente. Si accetta un futuro con meno punti vendita. Nel Regno Unito c’è chi possiede un locale chiuso dalla crisi e abbassa l’affitto; incassa
meno in tal modo e viene incontro ad un nuovo esercente o ad altro soggetto (artista, videomaker, ecc.).

Nessun commento:

Posta un commento