lunedì 15 ottobre 2012

KsLT 21

La mia esperienza mi fa rammentare il tempo in cui alcuni industriali del Nord, sistemavano i loro impianti oltre la «linea del Tronto» perché avevano meno problemi con le Asl. Esiste una cospicua letteratura che racconta come per anni molte fabbriche del Nord-Italia hanno smaltito illegalmente e a poco prezzo i loro rifiuti tossici al Sud, con il concorso della camorra. Gli inceneritori del Settentrione seppelliscono le ceneri tossiche intorno agli impianti, nel circondario o altrove?
Un’area «forte», spinge i propri problemi verso un’area «debole»: il movimento no-global di una dozzina d’anni fa ha scoperto l’acqua calda con il rendere visibile tale meccanismo tra il Nord e il Sud del mondo. Si parlava della complicità dei tiranni e delle oligarchie locali nelle azioni delle multinazionali, che avevano messo nei guai le popolazioni del Terzo mondo. La lacuna di Gomorra – è un libro importante –, risiede nel non nominare gli amministratori, i politici: un conto è gestire la prostituzione, le slot-machine o il mercato dell’eroina, un altro conto è costruire un inceneritore, una mega-discarica o un centro commerciale.
Torniamo alle immagini dell’Appennino, anche in questi casi così simili e talvolta sovrapponibili tra chi lo abita e chi invece, no; tra chi ci vuol restare e chi ci vuol far solo quattrini.
L’inceneritore (famoso) di Brescia serve una popolazione di poco inferiore all’abruzzese, che vive concentrata in un’area estesa nemmeno la metà della nostra (provincia di Brescia 4.784 kmq, Abruzzo 10.763 kmq). Una zona come Brescia produce rifiuti diversi – per quantità e qualità –, da quelli della costa abruzzese e, a maggior ragione, dell’Abruzzo interno.
Domanda 1: perché non impiantare, nel 2007, la torcia al plasma italiana nell’industrializzata Emilia o nell’allora pimpante Nord-Est anziché ad Avezzano?
Domanda 2: perché non proporre l’inceneritore abruzzese in una zona densamente popolata della costa anziché ad Avezzano? (I prodotti del Fucino, sono trattati nei luoghi di produzione dentro la Piana e non in Molise, nelle Marche o nel Lazio).
L’ideologia costruita intorno all’operazione PowerCrop (il vezzeggiativo «termovalorizzatore», il presunto indotto, i 15 posti di lavoro, ecc.) non copre soltanto degli interessi inconfessabili, ma anche i rapporti di forza (di tipo politico) tra Avezzano e l’Italia, Avezzano e la Regione, Avezzano e L’Aquila, Avezzano e Celano. (Rapporti di forza, tutti sfavorevoli per il capoluogo marsicano). (2/3)

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