martedì 1 aprile 2014

Vasche 5


La «progettazione partecipata» cui oggi assistiamo, mette in ombra tale nuovo modo di osservare il nostro ambiente e di pensare il cambiamento, ma non solo. Ogni stakeholder persegue il proprio interesse ed è portato per questo a chiedere la luna in ogni occasione; c’è invece bisogno di soggetti capaci almeno di mediare tra le varie posizioni, ma i partiti politici si dileguano in casi del genere o mandano avanti altri attori sociali. Tale metodologia progettuale copre perciò anche la mancanza d’idee e di progetto dell’attuale ceto politico locale – anche sindacale.
Una riflessione anche sul momento in cui siffatto progetto è stato riportato a galla. Ho ricordato la vicenda della «torcia al plasma»; Berlusconi ha ripescato la politica del nucleare non in un momento di crescita o di ripresa economica, bensì all’inizio di un periodo di de-industrializzazione – con conseguente minor bisogno d’energia elettrica. (È stato questo un elemento seppur minuscolo per vincere l’ultimo referendum anti-nucleare, nel 2011). Alcune delle fabbriche del Fucino attraversano un periodo infausto per crisi o chiusura: serve perciò meno acqua (anche energia elettrica) eppure si è ripreso a proporre invasi (anche a sistemare pannelli fotovoltaici su terreni fertili. Per non parlare degli impianti a biomassa).
Resto a guardare. (5/5)

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