Riparto dalla «tristezza»
dell’ultimo post.
Il quotidiano più letto
della regione indisse un concorso per la miglior commessa – proprio così – anni
fa. Ebbi qualche occasione per accorgermene e per registrare soprattutto che
cosa produsse ad Avezzano.
Sentii dire un paio di
volte da una conoscente: «Vado a portare i giornali a X». L’ultima volta chiesi: «Che se ne fa X di tutta quella carta straccia?»; lei soddisfò la mia curiosità.
C’era gente che raccoglieva quotidiani e poi li consegnava – senza nemmeno compilare
la scheda – all’interessata che partecipava quel tipo di competizione suo
malgrado; c’erano delle catene per convogliare le preferenze in città. (Fu una
manna per l’editore).
Mi è parso fin dall’inizio
che le preferenze fossero orientate dall’aspetto fisico, premiassero la più bona e non la più professionale o quella
che provava a masticare una seconda lingua con la clientela straniera; tale
criterio fece breccia anche nel pubblico femminile. Se ne parlava in giro in
modo colorito di tale concorso, con lazzi e battutacce irriferibili; fu un
periodo di spensieratezza in cui ci si abbandonava volentieri a manifestare
pubblicamente – tra maschi – le proprie preferenze, i propri sogni proibiti.
Gente si accalorava per qualcuna che non conosceva; andavano forte le bionde,
come prevedibile. (Aleggiava un meccanismo win-win
in tutto ciò).
Ignoro il nome della
vincitrice ma immagino che sia spuntato fuori dalla conurbazione
Pescara-Montesilvano – vi è dei pubblici esercizi più frequentati che da noi all’interno,
oltre a 200mila persone.
Ho ripensato a quella
vicenda più che ad altro, quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla famigerata
classifica di MarsicaLive. (Ha meno
conflitti d’interesse Forbes, quando
stila la sua. Sono gli economisti a dominare in simili classifiche, da qualche
anno).
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