Mi rendono poco adatto a
commentare «notizie» del genere, le letture giovanili. Sono le masse umane
(grandi, medie, piccole) a fare la storia, non i condottieri, le fattucchiere, i
re, i maghi, i capitani d’industria, le erbivendole o i cantanti. Che cosa
penso della classifica di MarsicaLive?
(I marsicani più influenti del 2015, ecco
la nostra classifica, in «MarsicaLive» 1 dicembre 2015). M’interessa meno
di quella abbastanza conosciuta di Forbes
e perciò nulla. (Domanda: che se ne fa un comune marsicano dell’una o
dell’altra?). Ho anche qualche conflitto d’interesse nella vicenda.
La prendo da lontano. La
differenza tra me e una testata giornalistica non risiede tanto nella
differenza tra il numero dei contatti giornalieri quanto per la pubblicità ospitata. Non ho mai chiesto
ad alcuno d’infilare inserzioni su questo blog, a differenza di una comune
testata. Punta a mantenere un determinato numero di lettori chi ospita
pubblicità e non bada a spese – sprezzo del ridicolo incluso – per raggiungere
tale obiettivo. (Servono a questo i titoli e gli articoli scandalistici, il
sensazionalismo, la cronaca rosa e quella nera).
Prende in seria
considerazione la parte finale dell’articolo – prima della classifica –, chi ha
un briciolo di dimestichezza con le filosofie orientali: «Ai nostri lettori le
considerazioni per iniziare il lavoro della classifica del prossimo anno». Non
è solo pleonastica, come può sembrare a prima vista: a che cosa serve ricordare
nel web che si può anche commentare? (Non l’hanno capita i commentatori,
nemmeno lontanamente). A me ricorda almeno I
36 stratagemmi.
Quale attendibilità possiede
tale classifica? Prossimo allo zero, com’è confessato – non so quanto consciamente
– dai due autori (Gianluca Rubeo, Francesco Proia) nella frase citata. È in
realtà un falso problema; l’importante è fare il pieno di click per un paio di giorni. Avrebbe fatto Bingo la testata, se
qualcuno avesse aggiunto un nuovo nome in
un commento per quanto trucido, volgare e offensivo.
Il vescovo (cattolico)
d’Avezzano si trova solo tre posizioni più in alto del pastore (evangelico) di
Villa San Sebastiano: è strano o no? Fa poi sbellicare dalle risate leggere che
l’ex parroco di una frazione è più influente del suo superiore nella scala gerarchica della stessa
istituzione religiosa o che il partito più votato alle ultime due tornate
elettorali non esprime un nome che
sia uno: è un carnevale fuori stagione. (Per essere cattivo: che cosa ha fatto
«di rilevante sia per il sociale sia per la cultura, ma anche per l’arte o la
comunicazione» la citata «Top-model»?). Qualcuno avrà anche digitato qualcuno
di quei nomi su Google ed è rimasto deluso…
La questione risiede nel
chiedersi che cos’è realmente un influencer;
a chi, può servire una tale figura in un ipotetico marketing di un prodotto. E basta. (Marketing).
Che tristezza, in ogni modo.
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