(Uno). Capitava che un leader di partito (regionale, nazionale)
si ritrovasse in un posto a parlare – tra l’altro – di questioni locali. Se la
cavava generalmente bene – succedeva la stessa cosa a un qualsiasi sindacalista
(regionale, nazionale). La conoscenza di vertenze e perfino fatterelli locali
giovava al carisma dei personaggi pubblici, li rendeva maggiormente
avvicinabili. (Augusto De Sanctis ci ha raccontato, tra l’altro, vicende del
Fucino che noi locali non conoscevamo, anni fa). Non è più così ai nostri
giorni, come dimostrato dalla vicenda dell’appartamento popolare occupato
abusivamente.
È giunto dalle nostre parti
un parlamentare europeo che ignorava in buona parte il fatto e i protagonisti (23
marzo). (Consigliato male dai suoi e perciò in parte giustificato). Non si è
trovato davanti a un campo rom in precarie condizioni igieniche, brulicante di
malfattori ma davanti a un normale condominio popolare. (Come impiegare la
«ruspa» così spesso evocata?). Le persone che egli ha fronteggiato, parlavano
un italiano decente ed erano vestite come quelle di cui lui si circondava; una
sventolava una bandiera tricolore e un’altra affermava addirittura di essere italiana
«da sette generazioni»: ci voleva un bel po’ d’immaginazione e di pregiudizi
per pensarle come «nemici».
(Due). Vi sono in Italia
migliaia di persone della mia generazione che hanno passato qualche anno della
loro gioventù in carcere per il loro far politica con le mani, con le spranghe,
con le rivoltelle. È lontano quel periodo, anche se qualcuno della generazione
successiva, ci riprova oggi – con le mani.
Il monopolio della violenza
è una caratteristica dello stato moderno. Sono perciò delle amenità date in
pasto ai mass media, frasi del tipo: «Andrò
personalmente a liberare la casa occupata dai rom abusivi per restituirla ai
legittimi proprietari» (Matteo Salvini), «liberare la casa occupata dalla
famiglia rom» (Marco Forconi). Con quali
strumenti, di grazia?
Come sta andando? Ci ha
invece pensato la magistratura con i
suoi modi (sequestro dell’immobile) e i suoi tempi. Chi altro poteva metterci
le mani d’altra parte: la locale squadra di rugby, la farmacista di via L.
Sturzo, il WWF Abruzzo Montano? (Potendo interessare: sono occorsi circa
«sessanta uomini» per sgomberare l’appartamento occupato abusivamente, scrive
Magda Tirabassi sul Centro; sessanta celerini sottratti alla
Capitale il giorno seguente agli attentati di Bruxelles).
P.S.: dispiace tanto per
Paolo Poli.
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