sabato 26 marzo 2016

questioni anagrafiche

(Uno). Capitava che un leader di partito (regionale, nazionale) si ritrovasse in un posto a parlare – tra l’altro – di questioni locali. Se la cavava generalmente bene – succedeva la stessa cosa a un qualsiasi sindacalista (regionale, nazionale). La conoscenza di vertenze e perfino fatterelli locali giovava al carisma dei personaggi pubblici, li rendeva maggiormente avvicinabili. (Augusto De Sanctis ci ha raccontato, tra l’altro, vicende del Fucino che noi locali non conoscevamo, anni fa). Non è più così ai nostri giorni, come dimostrato dalla vicenda dell’appartamento popolare occupato abusivamente.
È giunto dalle nostre parti un parlamentare europeo che ignorava in buona parte il fatto e i protagonisti (23 marzo). (Consigliato male dai suoi e perciò in parte giustificato). Non si è trovato davanti a un campo rom in precarie condizioni igieniche, brulicante di malfattori ma davanti a un normale condominio popolare. (Come impiegare la «ruspa» così spesso evocata?). Le persone che egli ha fronteggiato, parlavano un italiano decente ed erano vestite come quelle di cui lui si circondava; una sventolava una bandiera tricolore e un’altra affermava addirittura di essere italiana «da sette generazioni»: ci voleva un bel po’ d’immaginazione e di pregiudizi per pensarle come «nemici».
(Due). Vi sono in Italia migliaia di persone della mia generazione che hanno passato qualche anno della loro gioventù in carcere per il loro far politica con le mani, con le spranghe, con le rivoltelle. È lontano quel periodo, anche se qualcuno della generazione successiva, ci riprova oggi – con le mani.
Il monopolio della violenza è una caratteristica dello stato moderno. Sono perciò delle amenità date in pasto ai mass media, frasi del tipo: «Andrò personalmente a liberare la casa occupata dai rom abusivi per restituirla ai legittimi proprietari» (Matteo Salvini), «liberare la casa occupata dalla famiglia rom» (Marco Forconi). Con quali strumenti, di grazia?
Come sta andando? Ci ha invece pensato la magistratura con i suoi modi (sequestro dell’immobile) e i suoi tempi. Chi altro poteva metterci le mani d’altra parte: la locale squadra di rugby, la farmacista di via L. Sturzo, il WWF Abruzzo Montano? (Potendo interessare: sono occorsi circa «sessanta uomini» per sgomberare l’appartamento occupato abusivamente, scrive Magda Tirabassi sul Centro; sessanta celerini sottratti alla Capitale il giorno seguente agli attentati di Bruxelles).

P.S.: dispiace tanto per Paolo Poli.

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