domenica 6 marzo 2016

Usi e costumi locali

Accostavo il probabile risultato (negativo) di un sondaggio sul gradimento dell’amministrazione comunale alla conferma dell’attuale sindaco come candidato alle Amministrative del 2017, il mese scorso. Mi chiedevo: «Contraddice tutto ciò con quanto ho appena raccontato?». Dipende più che dalla cornice interpretativa, da chi si pone un simile quesito. (È pura tattica, quando io accosto la società avezzanese a quelle mediorientali). La questione è: come si scelgono i partiti e le persone da votare da queste parti?
Ne accennai di sfuggita agli esordi di questo blog, una decina di anni fa. È cresciuta in tale periodo la distanza tra me e le Amministrative – anche con chi si presenta e si reca alle urne. Ciò che io descrivo può essere definito perciò bizzarro a più di uno. (Si tratta d’impressioni mie dopotutto).
Capita d’incrociare due sconosciuti che portando a spasso il cane s’incontrano: essi si «riconoscono», di là delle (numerose) barriere che la società frappone tra gli stessi. Succede la stessa cosa tra quelli che vanno in discoteca, allo stadio di calcio o a prendere i figli a scuola: hanno pronto l’argomento di cui trattare e non si fa caso se uno è arrivato a piedi mentre l’altro è appena sceso da una BMW. Più che cittadini o elettori, io vedo la maggioranza dei compaesani come aficionados delle urne. Quelli che escono dal seggio mi ricordano invece la soddisfazione nei nostri occhi quando all’asilo ci davano i biscotti a merenda – erano gallette in realtà. (Chissà che cosa pensa di me chi non va mai a votare e mi nota uscire dal seggio alle Politiche o alle Europee).
Vi è un unico «minestrone» di cittadini che rappresenta almeno i tre quarti del corpo elettorale da cui spuntano fuori i voti per l’alleanza che vincerà le Amministrative ad Avezzano. È così da decenni solo che fino agli anni Ottanta del secolo scorso era meno evidente perché tutto era ostacolato, avvolto dal velo delle ideologie. I partiti raggruppano ai nostri giorni numerosi collettori di voti: sono loro più dei partiti e dei candidati, i protagonisti delle consultazioni elettorali su base locale. L’esperienza insegna che il collettore può impiegare anche indirettamente, la sua dotazione di voti: si dirotta il proprio gruzzolo di preferenze verso una persona di fiducia. Tutto ciò fa però intravedere il meccanismo del voto di scambio: assunzioni, promozioni, appalti, lavori, mazzette in cambio di preferenze o d’impegno durante la campagna elettorale. Si votano generalmente il parente, l’amico, il padrino politico, l’appartenente al clan. Questi sono però dei meri dettagli. (L’esito del suddetto sondaggio è perciò irrilevante).

Leggevo su Avezzano: «per fare gli assessori o genericamente la politica, di meriti e di curriculum non c’è bisogno» – L. Mandara, Assessore Scorpione, 4 marzo 2016.

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