mercoledì 30 marzo 2016

Vecchi frammenti 1

Ho visto rovinare lentamente, per anni, il terreno e il suo manto erboso lungo via Fratelli Rosselli. (D’estate spuntano delle erbe che mi ricordano l’infanzia e che hanno perso cittadinanza nei curatissimi prati d’oggi. Sono erbe selvagge che rimandano ad altri tempi).
Un paio di casette è disabitato e sta andando in malora, una di queste ha il tetto (di legno) sfondato. Gli infissi di legno, in quella foggia e che chiudono completamente le bucature, l’«opus» molto «incertum» d’alcuni muri, le tegole invecchiate e l’intonaco con l’aria vissuta, mi ha portato indietro nel tempo – nonostante le parabole appese ai muri. (Sono entrato in una condizione senza tempo, nel giro di un paio di minuti).
È stata un’esperienza molto gradevole: guardare i vecchi colori sbiaditi dei muri e provare a ricordare – a indovinare –, com’erano all’inizio.

Ho provato, nei pochi minuti che ho passato là dentro, a elencare le attività cui ha assistito quella corte dalle pareti stinte e scrostate: bucati all’aperto e bottiglie di pomodori bolliti, granoturco a essiccare e bambini che giocavano. Me ne sono venute in mente solo alcune ma ho avuto l’impressione che quello, un tempo, fosse un posto brulicante di vita. (Avezzanoblu, febbraio 2010)

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