sabato 16 marzo 2019

Mr Hyde

Ho inviato una lettera a una testata per conto di Cmsm nei giorni passati. È stato preso un brano da un pezzo (L. Novorio, Lettera a Mario Spallone, in «Site» 14 marzo 2019) e sono state aggiunte delle osservazioni; l’avrete già letta probabilmente (“Mobilità sostenibile marsicana” sulla “Lettera a Mario Spallone”, in «Site» 15 marzo 2019).
Era questo il nostro punto di partenza: «in quasi tutta Avezzano sono state collocate, all’inizio dell’inverno, le piste ciclabili. Avezzano come Bologna. […] Utili per il passeggio delle mamme con le carrozzine, per gli amici stranieri che tornano dal lavoro, per alcuni sporadici sportivi, meno per le persone che cadendo riportano gravi lesioni, per le macchine che, per evitare un improvviso ostacolo, salgono sul cordolo danneggiando la vettura».
Se n’è parlato per ciò che più c’interessava; io proseguo su quella linea: Spallone e l’isola pedonale, Spallone e le piste ciclabili. (Parliamo appunto di mobilità, noi). Voglio solo aggiungere, da parte mia, che la «lettera» inviata da Luisa Novorio a Spallone anziché decantare le presunte qualità del defunto (1917-2013), sembra prenderla con l’attuale sindaco, nato nel 1966. (La metà della cosiddetta missiva è, a contare le righe, dedicata ai sindaci – senza mai nominarli – avvicendatisi dopo Spallone, in particolare Gabriele De Angelis. Mi chiedo: è sicuro che il medico di Lecce nei Marsi non c’entri proprio niente, con il «dirottamento del commercio verso l’esterno della città»?).
Orbene, Mario Spallone è stato sindaco d’Avezzano nel periodo 1993-2002. Nei suoi due mandati non è stato istituito nemmeno un metro quadrato d’isola pedonale – la prima del genere risale al 1953. (Non fu istituita in quel decennio, ad Avezzano nonostante le richieste. Quella esistente dal 2018, una cinquantina di metri, fa parte del restyling di piazza Risorgimento). Vale lo stesso discorso per le piste ciclabili, esse sono spuntate negli anni Settanta del secolo scorso mentre gli avezzanesi hanno dovuto attendere Floris2 (2007-12), perché l’illustre memorato non ci ha lasciato nemmeno dieci metri di quel tipo di tracciato. (È ordinario provincialismo – se non di peggio –, fin qui: inventano un tema edilizio o architettonico in una città e questo si diffonde per tutto il continente, tutto ciò da secoli in Europa).
È bene ricordare, ancora sotto Spallone, la riduzione della larghezza dei marciapiedi – hanno un valore storico quelli d’Avezzano – nel Quadrilatero, che ha prevedibilmente condotto alla situazione di congestione che ben conosciamo. Se attrai altre automobili in un posto, devi poi garantire che queste possano circolare a una velocità accettabile se non uguale alla precedente. (Negli anni Novanta, tra l’altro, si nota già l’allontanamento di abitanti, artigiani, commercianti e liberi professionisti dal centro). Non ebbe pubblici ripensamenti su quell’operazione nonostante lo studio preliminare del Pgtu (2002-03): le strade del centro, per la loro larghezza, non possono contenere grosse quantità di traffico. (In fine). Ho già raccontato in altre occasioni l’impatto sulle abitudini dei vecchi frequentatori di piazza G. Matteotti, dopo la trasformazione di quel posto in un’estesa aiuola spartitraffico che ha prodotto l’aumento della velocità nei mezzi motorizzati in circolazione – con quello che ne è conseguito. (Tale trasformazione, più che «revotecàre» la città, ha allontanato gli avezzanesi da quel posto; ne hanno approfittato i residenti stranieri per occupare quello spazio).
Si tratta di una storia di provincia, forse paesana; l’agglomerato urbano, insieme al mondo che lo circonda, è ancora cambiato dopo gli anni Novanta.

C’è John Coltrane Church negli Stati Uniti mentre a Mario Spallone non è stato finora dedicato nemmeno uno strapuntino di questa città; bisognerebbe almeno chiedersi il perché.

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