Ho letto
anch’io Comune trasparente – il bilancio
di previsione 2019 del nostro Comune inviato alle famiglie; ne ho anche
discusso un po’ in giro. Ho poco da dire soprattutto perché trovo più
interessante confrontare le stesse voci con quelle dell’Amministrazione
precedente per acclarare eventuali discontinuità
nelle due azioni di governo. (Nella mia chiacchierata con l’assessore
all’Ambiente – fine settembre 2018 –, riconoscevo, da intervistatore, che la nuova amministrazione comunale metteva a
disposizione del verde pubblico, una somma molto più alta di quanto non si
fosse fatto in precedenza).
Il testo –
comprensibilmente – prova ad accontentare un po’ tutti gli avezzanesi e
prevedibilmente, non riesce nell’intento. Mi ha infastidito verso la fine,
l’enfasi sul comparto del commercio e la proposizione di alcune narrazioni che
hanno purtroppo contagiato anche il mondo della politica locale. Cito alcune
perle, tutte a pagina 21. «il rilancio del commercio
urbano nel quadro del rilancio della vivibilità del centro storico»: io ci vivo benissimo nonostante la
presenza di numerosi locali. (Cfr. Troppi
bar e pub nei centri storici, Confcommercio chiede moratoria, in «AbruzzoWeb»
10 marzo 2019). «un modello commerciale
urbano, che abbia lo scopo di rispondere allo svantaggio competitivo con le
grandi polarità commerciali extraurbane (i Centri Commerciali)»: è almeno velleitario
per un comune di 42mila abitanti voler competere, imbrigliare, dare fastidio a
Old Wild West (urbano), Coop o addirittura McDonald’s. Come, soprattutto,
confrontare modi diversi di vendere
dei prodotti? «L’obiettivo (2020) è la creazione del “distretto naturale del commercio” che inverta la tendenza attuale,
la desertificazione della città»: un nuovo inutile ossimoro oltre a L’imagination au pouvoir!
Frasi del
genere sono accettabili nell’America settentrionale, perché da quelle parti la
parabola degli shopping center si
trova all’inizio del tratto discendente – quella vicenda è iniziata alcuni
decenni prima che da noi. ‘To everything (turn, turn, turn)
| There is a season (turn, turn, turn)’,
tanto per citare la buonanima di Pete Seeger che a sua volta traduceva l’Ecclesiaste. Gli avezzanesi, vispi
e svegli come sono, si sono accorti solo una dozzina d’anni fa che il
Quadrilatero si stava lentamente svuotando – non ne avrebbero mai discusso
senza l’arrivo, in queste parti, d’Ipercoop. (Il fenomeno era iniziato in
realtà negli anni Ottanta del secolo scorso, come nel resto del continente
europeo). La questione è perciò: come far
tornare gli abitanti, i commercianti, i liberi professionisti al centro? Io ho una mezz’idea, ma chi protesta
e ne scrive da anni – sono numerosi – nemmeno l’ombra di quella: per questo, strepita
tanto. Porto un esempio. Il commerciante XYZ
si è spostato da dove pagava ogni mese 2000 euro per 90 mq; nella nuova
collocazione egli tira fuori dalle sue tasche 1800 euro per stare dentro una
superficie di 120 mq. (Il residente, l’artigiano, il libero professionista ha
vissuto una situazione analoga). Ristrutturando il centro come auspicato
soprattutto da alcuni commercianti, il
valore degli immobili crescerà irrimediabilmente in quella zona e
trascinerà in qualche maniera anche il mercato nelle altre aree d’Avezzano. Saliranno
in città perciò, sia il prezzo al metro quadrato sia gli affitti – secondo le
zone, appunto. (Tutto ciò allontanerà le
persone e non solo dal centro
del capoluogo marsicano). Chi avrà mai voglia di tornare nel Quadrilatero,
seppur messo in ghingheri con fioriere, nuova pavimentazione e saltimbanchi,
con la cubatura degli edifici aumentata? (Aspetto il prossimo Prg). Si rende
conto il sindaco che si sta rivolgendo a concittadini che, in massima parte, permettono la permanenza – da lungo
tempo – di simili grandi strutture attraverso la loro frequentazione?
Simili
pensate purtroppo appartengono da anni al senso comune degli avezzanesi, un amministratore dovrebbe però tenerle a
debita distanza, lasciarle cuocere nel loro brodo.
P.S. È
saggio che il nuovo Pgtu segua l’approvazione del Prg; è anche vero che il
miglior Piano del traffico non può rimediare alle magagne di un mediocre o
pessimo Piano regolatore.
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