Avevo
raccontato dell’albero come la continuazione della politica, con altri mezzi,
nella prima metà del mese scorso. Poi vi è stata una variazione: yoga come
continuazione (ancora) della politica, ma con altri mezzucci. Infine, ho letto
del barbecue abusivo su un’area verde
(pubblica) che conosco bene. È la stessa cosa per qualcuno, non per me. Mi
spiego – attenzione alle date.
Parto
dall’ultimo. «Una domenica assolata di luglio. Quale migliore occasione per un
barbecue all’ombra degli alberi tra amici a suon di arrosticini?», in Scampagnata con barbecue ai giardini
pubblici di via Parri, la protesta dei residenti: non è intervenuto nessuno,
in «MarsicaLive» 7 luglio 2019. Un
fatto successo, di cui si è avuta notizia nella stessa giornata – era domenica il 7 luglio. (Nessun accenno all’identità
dei «villeggianti» nel pezzo, ça va sans
dire. Non ho trovato cenni alla stessa vicenda nelle altre testate locali –
smentitemi, se ne sapete di più).
Mi era
stato riferito in più occasioni di un gruppo di persone fatte sloggiare dai prati di piazza A. Torlonia mentre
facevano yoga, dalla Polizia locale, lo scorso 21 giugno; ho scoperto agli inizi di luglio che un fatto del genere
era diventato una notizia, finita su sei
testate giornalistiche. (Secondo me, un po’ troppe anche per una notizia estiva).
Qualche
titolo non ha mantenuto ciò che prometteva. e.b., Vietato fare yoga a piazza Torlonia, in «IlCentro» 26 giugno 2019; nel pezzo un partecipante,
testimone diretto (Ilio Leonio) racconta invece: «ci siamo solo spostati sul mattonato
bollente per il sole e abbiamo continuato la lezione». (Stando al sito
dell’associazione, Ilio Leonio è il vice presidente di Pro Loco Avezzano). Lo
stesso contenuto appare anche in AbruzzoWeb:
i tredici si sono semplicemente spostati, rimanendo sempre dentro piazza A.
Torlonia, seppure «allibiti» – chissà perché. Alcune testate pubblicano anche
il nome dell’insegnante di yoga (Marcella Citanecchia).
Immancabile chi butta la palla fuori campo per interrompere il gioco. «Avezzano
non è come il resto del mondo, Avezzano non è come il resto dell’Italia»,
in L. Novorio, Avezzano – 12 signore e ...un professore cacciati da Piazza Torlonia!,
in «Site» 25 giugno 2019. Nel senso: «Nelle altre città italiane, e di
tutto il mondo, i parchi, i prati hanno accolto, per l’occasione, i sostenitori
dello yoga». Le cose non stanno così dall’inizio delle pratiche agricole,
dai primi agglomerati urbani e dall’invenzione della proprietà privata: si è registrato
un lento proliferare di limiti, confini e dislocazioni da almeno ottomila
anni. Romolo uccise Remo al tempo della fondazione di Roma; Caino – qualche
secolo dopo – si comportò alla stessa maniera con il fratello. (Dice qualcosa Aquarius, Sea Watch 3?).
In buona sostanza, stando ai discorsi che sono saltati fuori nelle
testate giornalistiche: su un prato che ha oltre 140 anni di vita sulle
spalle, io posso fare quello che mi pare, mentre guai a toccare una pianta mezzo
secolo più giovane – cui ancora io, attribuisco il blasone «storica». (La villa appartiene alla vecchia
Avezzano pre-terremoto, a differenza dell’altra piazza – quella della verdura,
della frutta e altro –, prevista nel disegno della nuova città, nel 1916). Nel
caso di piazza del Mercato si è utilizzato il termine Albero mentre per
piazza A. Torlonia è stato imposto quello di prato. Come ho già spiegato (16
giugno 2019), i prati – insieme agli alberi – non sono ritenuti tutti uguali
nella nostra cultura: perché altrimenti inventare tante classificazioni? (Non
ho minimamente tirato in ballo l’ordinanza del sindaco che vieta di entrare nei
prati, il cui contenuto è stato a lungo proposto ai cittadini, di là dei
cartelli apposti sui prati). Si tratta ancora di bigottismo, ipocrisia e
dilettantismo politico. Non è una casualità che entrambe le volte, non si sia
levato lo sdegno o l’approvazione di una qualsiasi associazione ambientalista
locale.
Immagino che
il prossimo 21 giugno 2020, la stessa compagnia si recherà ai Giardini del
Quirinale «per celebrare» la giornata internazionale dello yoga anche se avranno
l’imbarazzo della scelta nel trovare il posto giusto, considerando che è estesa
quasi quattro ettari oppure a valle Majelama: è tranquillissima, a due passi da
Avezzano e non vi è certo traccia di Homo
sapiens a quella data.
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