Un ultimo elemento è
rappresentato dal clima di tensione tra il mondo della politica e quello dell’informazione
negli ultimi due-tre anni; a mia memoria non è mai successo che un
amministratore ricorresse alle carte bollate contro un giornalista. Poteva avvenire
anche trenta, quarant’anni fa, una situazione del genere? Sì, le due sfere
erano contigue, porose già da allora. (In fondo: perché non litigano mai
dentisti e idraulici, serramentisti e notai? Perché non esiste un canale tra loro). È cambiato qualcosa
con il web perché costa poco o niente aprire e mantenere una testata: ci
pensano gli altri, a inondare la casella della posta elettronica di comunicati stampa
che diventano notizie. È rimasta invece uguale la discrezionalità di chi invia
detti comunicati: un amministratore o un addetto stampa poco soddisfatto del
lavoro svolto da una testata, dirada gli invii e questa «buca» irrimediabilmente
qualche notizia. Il Corriere della Sera
e La Repubblica sono autorevoli
quotidiani italiani per il numero di notizie pubblicate e anche perché sono in
grado di ricostruire alcuni retroscena. Ci si comporta in tal modo o si sceglie
la strada di un giornalismo che si potrebbe definire d’inchiesta (Il Fatto Quotidiano).
Ciò che trovo perciò
negativo in questa vicenda (locale) non è tanto il ricorso alla magistratura da
parte di un sindaco o di altri, quanto la riduzione delle notizie sulla vita
amministrativa della mia città sull’unica testata che ne forniva un’immagine
esauriente. (Quella con la dicitura «Editore: Associazione Laboratorio Abruzzo
Giovani»). Trovo anche pernicioso, che abbiano contagiato qualche pubblicista alcuni
modi di fare della politica. Non mi è piaciuto come si sono comportate le
testate locali e abruzzesi in questa campagna elettorale, soprattutto alcune. (Quelle
che hanno ospitato pubblicità elettorale in particolare e poi si sono
comportate di conseguenza…).
Diplomazia, «colleganza»
vorrebbe anche che non si fosse pubblicato: «Eppure, nonostante sia palese il
fallimento di questo sindaco e della sua Amministrazione “naif”, c’è qualcuno
che ancora ci crede, a partire da troppi giornalisti acritici e da una parte
della società civile sopita e spenta», in L.S., A 90 giorni dal voto, ancora promesse, in «IlCapoluogo» 2 marzo
2017. È invece indicativo questo pezzo – vi consiglio di leggerlo se non lo
conoscete –, tanto per saperne un po’ del rapporto tra addetti alla politica e chi
lavora materialmente nell’informazione: M. Tirabassi, Elezioni, Il Pd si schiera e parla di orde barbariche, CIA, FBI, Trump
e russi e degli interessi stranieri su Avezzano. Il presidente della Pro Loco
fa lezioni di giornalismo, in «TerreMarsicane» 24 febbraio 2017. C’è perciò
qualcosa che mi è sfuggito nel rapporto recente nella nostra provincia, tra il mondo
della politica e quello dell’informazione – sfere con rapporti tra loro: chi fa
crescere l’attenzione su un politico? La frequenza delle citazioni in questo
chilometrico post, dimostrano che le migliori analisi sulla situazione locale
provengono fuori dalla Marsica. (Infine.
Pubblicare un articolo su una testata, un post sul proprio blog, poche righe su
Facebook e un paio di tweet ogni giorno sono cose che solo pochissimi
giornalisti riescono a fare decentemente, in Italia.) (13/22)
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