mercoledì 22 maggio 2019

Dupree's Paradise

Un pezzo che mi tira in ballo così finisce: «Tutto iniziò con i briganti» – F.M. Botticchio, Revisionismi più paesani che internazionali in tema di stori(ografi)a contemporanea, in «Site» 9 maggio 2019. Il riferimento è a una cartella firmata a mio (cog)nome: Quadricromie di briganti, 1991. Si trattava in realtà di un’operazione a tre, come ricorda il pezzo citato; fu la prima uscita di Aleph editrice. Essa fu presentata a Pescina nell’anno seguente e una sua immagine apparve, nel 1993, su Annual Illustratori 2. (È bene precisare che non si trattava solo delle mie illustrazioni).
Una considerazione comune, durante la gestazione dell’opera, fu che non esistevano storici che si fossero interessati alle vicende della Marsica. Parteciparono alla presentazione, nel 1992, Raffaella Evandro e Raffaele Colapietra. La prima curò una brillante, appassionata presentazione (io realizzai degli altri pezzi per quell’occasione), mentre il secondo parlò di brigantaggio meridionale. La cartella «non aveva pretese storiografiche ma artistiche», ma nella scelta di uno dei relatori gli altri due si orientarono verso uno storico o qualcuno che insegnava una simile materia all’università.
«Tutto iniziò con i briganti» ma in parte e forse solo da noi. L’Italia aveva già assistito alla diffusione (di massa) del folk revival negli anni Settanta. (Cito per questioni sentimentali: Stormy Six, L’unità, 1972). Fu prodotta anche in quella temperie una lettura romantica del brigantaggio meridionale, quella del brigante-gentiluomo certo diversa dalla lettura storica del fenomeno che descrive simili personaggi dediti prevalentemente a «omicidi grassazioni ricatti e gesta di passo». I partiti regionalisti e localisti diedero impulso agli storici di paese e agli imbrattacarte locali per fabbricare identità fasulle, negli anni Novanta; il fenomeno si è accentuato in questi anni Dieci per via di formazioni definibili identitariste.

La notevole diffusione di Quadricromie di briganti suggerì probabilmente una via da imboccare a diversi personaggi in cerca di visibilità presso i paesani, con il pretesto della storia. È inutile dire che non mi ha mai interessato questo genere di produzione anche se, di quando in quando, prendo di mira qualche paginata di fanta-storia che appare nel web. Resto dell’idea che la storiografia sia materia per storici. A quasi ventotto anni da quella pubblicazione e dal nostro auspicio che qualche storico, accademico mettesse mano alle vicende del nostro territorio, è rimasto tutto simile se non uguale.

1 commento:

  1. Le considerazioni di Peppe sono, come quasi sempre, ineccepibili… ma in questo caso veramente tutto iniziò con (la rivalutazione de) i briganti, fenomeno che è cosa diversa, per quanto contigua, dal folclore locale (che nello stesso torno di tempo andava definitivamente estinguendosi sotto i colpi della normalizzazione degli ipermercati e della televisione commerciale: ora è in voga la parodia del folclore)
    fmb

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