giovedì 16 maggio 2019

La scelta dell'arma

Si è discusso poco o niente ad Avezzano circa la costruzione di un nuovo parcheggio nel Quadrilatero al posto dell’asilo Orsetto Bernardo (via mons. D. Valerii all’altezza di via Trento); è una decisione apparsa come una contraddizione ad alcuni dopo le nuove piste ciclabili, l’annuncio di probabili aree pedonali – non ve ne sono in città. Trattandosi di questioni estranee alla logica, di fatti umani – perciò frutto almeno della convenienza e del caso –, preferisco non utilizzare quel termine. Io noto invece una continuità tra questa decisione e le politiche di «riequilibrio» della concorrenza nei confronti della grande distribuzione organizzata consigliate ai sindaci – nell’ultimo quarto di secolo – dalle locali associazioni di categoria dei commercianti. (È preferibile specificare in casi del genere: i loro numerosi iscritti sono abbastanza diversi tra loro). Porto un ricordo personale per lasciar intravedere ciò che tali politiche in realtà nascondono.
Nel 1978 un amico mi chiese di accompagnarlo per raccogliere un’intervista; di lì a pochi mesi avrebbe sostenuto gli esami di maturità ed era intenzionato a scrivere una tesina sulla Resistenza nella Marsica basata su alcune testimonianze dei protagonisti di quel periodo. C’incontrammo a Roma e raggiungemmo la vecchia redazione della Repubblica, in piazza Indipendenza: lui aveva già preso contatti con un nostro compaesano che lavorava per quel quotidiano. Bruno Corbi ci accolse affettuosamente e rispose alle domande del mio amico. Mi è rimasto nella mente giusto uno degli episodi che raccontò. Cessate le ostilità dalle nostre parti, si riprese la vita quasi normale. Il futuro giornalista stava attaccando l’insegna del Pci sul muro della costruzione che ospitava la locale sezione del partito, sul lato ovest di piazza B. Corbi. A un certo punto un graduato delle forze Alleate, fece lui capire – a brutto muso – che non se ne parlava proprio di appendere quella bandiera rossa con falce e martello. L’avezzanese rimase stupito e lo statunitense propose – ancora a gesti – di risolvere la faccenda a pugni: se avesse vinto lui, quella targa non doveva apparire in pubblico. Considerando Corbi la stazza del militare che aveva davanti, avanzò una sua proposta alternativa per un «duello» estraendo la pistola che aveva (ancora) in tasca come a dire: «Giochiamocela così…». Finì a risate e il nostro conterraneo proseguì nella sua operazione.
La storia degli shopping center ha inizio negli anni Cinquanta in America Settentrionale: essa è dovuta allo sviluppo della motorizzazione nei trasporti. (L’automobile incise anche nella localizzazione di nuove industrie, insediamenti e residenze, è bene tenerlo presente). In un centro commerciale erano concentrate alcune attività che si svolgevano quotidianamente nel centro di una città; si svolgeva tutto anche in maniera industriale. Ad Avezzano abbiamo dovuto attendere gli anni Settanta per mettere i piedi in casa di qualche amico che si era trasferito a Scalzagallo e gli anni Ottanta per i primi acquisti nei dintorni. (Si è perciò ripetuta dopo alcuni lustri la stessa vicenda già vissuta – anche studiata nelle facoltà d’Architettura –, tra Canada e Stati Uniti). Il Piano del traffico adottato dal comune d’Avezzano (Pgtu, 2003) considera come attrattore la zona commerciale compresa tra Magliano dei Marsi e il capoluogo marsicano più che il Quadrilatero o una sua parte. L’attuale atteggiamento delle associazioni di categoria deriva dai malumori espressi nel periodo della costruzione del complesso Ipercoop, inaugurato nel 2008. Come proseguire, che cosa inventarsi per battere o almeno contenere la concorrenza dei grossi gruppi nella Gdo? È iniziata da allora l’attuale lagna, il catastrofismo sparso a palate e la proposizione di nuovi scenari. Poteva allora, può funzionare l’ossimoro «centro commerciale naturale»? No, perché si tratta di fabbricare una copia di qualcosa che è già tale – bisognerebbe almeno avvicinare gli edifici… Lo spazio di manovra era ridotto in realtà fin dal 1996, quando Mario Spallone – mal consigliato io non so bene da chi – aveva realizzato i «parcheggi a raso» un cui effetto tangibile è stato la prolungata congestione nel Quadrilatero. Si è continuato perciò con la politica delle fioriere, della pavimentazione, delle fontanelle; a scimmiottare manifestazioni di tipo commerciale e ricreativo per attrarre nel Quadrilatero clienti più che cittadini. (L’ente locale può, tra l’altro, intervenire in modo marginale per assicurare la stessa gestione dell’ordine pubblico che si ha in un luogo privato).
È servito a qualcosa tutto ciò, il fiume di denaro pubblico riversato su quello straccetto di Avezzano? La lenta fuga di abitanti, artigiani, negozianti e liberi professionisti, non ne ha risentito. La minore richiesta di appartamenti (abitazione, ufficio), locali (negozi, bar, artigianato) non ha influito in maniera proporzionale, sostanziale sul valore degli immobili – sarà anche per questo se si scelgono, da decenni, le strategie e i mezzi sbagliati per ridurre gli effetti della concorrenza della Gdo?
(Come andò quell’esame di maturità? Dopo alcuni anni seppi – indirettamente – che quella tesina era stata accantonata; oggi quel maturando insegna Storia economica all’Università della Calabria).

(Il Martello del Fucino 3, 2019)

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