Si è discusso poco o niente
ad Avezzano circa la costruzione di un nuovo parcheggio nel Quadrilatero al
posto dell’asilo Orsetto Bernardo (via mons. D. Valerii all’altezza di via
Trento); è una decisione apparsa come una contraddizione
ad alcuni dopo le nuove piste ciclabili, l’annuncio di probabili aree pedonali
– non ve ne sono in città. Trattandosi di questioni estranee alla logica, di
fatti umani – perciò frutto almeno della convenienza e del caso –, preferisco
non utilizzare quel termine. Io noto invece una continuità tra questa decisione
e le politiche di «riequilibrio» della concorrenza nei confronti della grande
distribuzione organizzata consigliate ai sindaci – nell’ultimo quarto di secolo
– dalle locali associazioni di categoria dei commercianti. (È preferibile
specificare in casi del genere: i loro numerosi iscritti sono abbastanza
diversi tra loro). Porto un ricordo personale per lasciar intravedere ciò che
tali politiche in realtà nascondono.
Nel 1978 un amico mi chiese
di accompagnarlo per raccogliere un’intervista; di lì a pochi mesi avrebbe
sostenuto gli esami di maturità ed era intenzionato a scrivere una tesina sulla
Resistenza nella Marsica basata su alcune testimonianze dei protagonisti di
quel periodo. C’incontrammo a Roma e raggiungemmo la vecchia redazione della Repubblica, in piazza Indipendenza: lui
aveva già preso contatti con un nostro compaesano che lavorava per quel
quotidiano. Bruno Corbi ci accolse affettuosamente e rispose alle domande del
mio amico. Mi è rimasto nella mente giusto uno degli episodi che raccontò.
Cessate le ostilità dalle nostre parti, si riprese la vita quasi normale. Il futuro
giornalista stava attaccando l’insegna del Pci sul muro della costruzione che
ospitava la locale sezione del partito, sul lato ovest di piazza B. Corbi. A un
certo punto un graduato delle forze Alleate, fece lui capire – a brutto muso –
che non se ne parlava proprio di appendere quella bandiera rossa con falce e
martello. L’avezzanese rimase stupito e lo statunitense propose – ancora a
gesti – di risolvere la faccenda a pugni: se avesse vinto lui, quella targa non
doveva apparire in pubblico. Considerando Corbi la stazza del militare che
aveva davanti, avanzò una sua proposta alternativa per un «duello» estraendo la
pistola che aveva (ancora) in tasca come a dire: «Giochiamocela così…». Finì a
risate e il nostro conterraneo proseguì nella sua operazione.
La storia degli shopping center ha inizio negli anni Cinquanta in America Settentrionale:
essa è dovuta allo sviluppo della motorizzazione nei trasporti. (L’automobile
incise anche nella localizzazione di nuove industrie, insediamenti e residenze,
è bene tenerlo presente). In un centro commerciale erano concentrate alcune attività che si svolgevano
quotidianamente nel centro di una città; si svolgeva tutto anche in maniera industriale. Ad Avezzano abbiamo dovuto
attendere gli anni Settanta per mettere i piedi in casa di qualche amico che si
era trasferito a Scalzagallo e gli anni Ottanta per i primi acquisti nei
dintorni. (Si è perciò ripetuta dopo alcuni lustri la stessa vicenda già
vissuta – anche studiata nelle facoltà d’Architettura –, tra Canada e Stati
Uniti). Il Piano del traffico adottato dal comune d’Avezzano (Pgtu, 2003) considera come attrattore la zona commerciale compresa tra
Magliano dei Marsi e il capoluogo marsicano più che il Quadrilatero o una sua
parte. L’attuale atteggiamento delle associazioni di categoria deriva dai
malumori espressi nel periodo della costruzione del complesso Ipercoop,
inaugurato nel 2008. Come
proseguire, che cosa inventarsi per battere o almeno contenere la concorrenza
dei grossi gruppi nella Gdo? È iniziata da allora l’attuale lagna, il
catastrofismo sparso a palate e la proposizione di nuovi scenari. Poteva
allora, può funzionare l’ossimoro «centro commerciale naturale»? No, perché si
tratta di fabbricare una copia di
qualcosa che è già tale – bisognerebbe almeno avvicinare gli edifici… Lo spazio
di manovra era ridotto in realtà fin dal 1996,
quando Mario Spallone – mal consigliato io non so bene da chi – aveva
realizzato i «parcheggi a raso» un cui effetto tangibile è stato la prolungata
congestione nel Quadrilatero. Si è continuato perciò con la politica delle
fioriere, della pavimentazione, delle fontanelle; a scimmiottare manifestazioni
di tipo commerciale e ricreativo per attrarre nel Quadrilatero clienti più che cittadini. (L’ente
locale può, tra l’altro, intervenire in modo marginale per assicurare la stessa
gestione dell’ordine pubblico che si ha in un luogo privato).
È servito a qualcosa tutto
ciò, il fiume di denaro pubblico riversato su quello straccetto di Avezzano? La
lenta fuga di abitanti, artigiani, negozianti e liberi professionisti, non ne
ha risentito. La minore richiesta di
appartamenti (abitazione, ufficio), locali (negozi, bar, artigianato) non ha
influito in maniera proporzionale, sostanziale sul valore degli immobili –
sarà anche per questo se si scelgono, da decenni, le strategie e i mezzi
sbagliati per ridurre gli effetti della concorrenza della Gdo?
(Come andò quell’esame di
maturità? Dopo alcuni anni seppi – indirettamente – che quella tesina era stata
accantonata; oggi quel maturando insegna Storia economica all’Università della
Calabria).
(Il Martello del Fucino 3, 2019)
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