Lunedì
scorso, ho notato che qualcuno stava smontando un dehors al centro. (Quello che gli avezzanesi chiamavano il Catafalco). Sapevamo dallo scorso 25
ottobre che la sua sorte era segnata.
È stata
una vicenda interna alle leggi e i regolamenti degli spazi pubblici. (Anche
quel pezzo di via C. Corradini lo è). No
comment.
Stando
tappato in casa per un fastidioso raffreddore, non ho potuto vedere le «ruspe»
di cui ha parlato una testata giornalistica, né ascoltare le impressioni «viva
voce». Ha infastidito non solo me, un frammento da Facebook (Bar Abruzzo e
Molise), riportato da MarsicaLive: «il
Tar ha ordinato l’abbattimento di un dehors che “Architectours.net” ha
descritto come “una bolla di vetro immersa nelle dinamiche della città – in un
punto strategico del centro cittadino – modellata dai flussi dei pedoni e delle
auto, strutturata come estroflessione delle costolature che ritmano la ricca
facciata dell’edificio degli Anni Venti a cui si aggrappa”.
Una
realizzazione di qualità, pensata e realizzata da tecnici, esperti e competenti
che per la sua funzionalità ed estetica è stata anche scelta come teatro di
riprese per trasmissioni televisive».
Era
un’opera architettonica di tutto rilievo a detta della testata telematica – non
un libro di storia dell’architettura. (Un dehors…).
Domanda: in vista di un possibile abbattimento – la storia è andata avanti per
mesi –, proprio nessuno ha pensato a interessare della cosa la Soprintendenza
Baaas abruzzese? (Chi altro poteva metterci una pezza?).
Capito che
roba il Catafalco… mai nessuno se n’era
accorto da noi.
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