sabato 2 novembre 2019

Var. for Winds, Strings & Keyboards

Più di uno si è arrabbiato, nei giorni scorsi durante le chiacchiere pomeridiane – anche in chat –, per un pezzo apparso in una testata giornalistica appena approdata nel web. (G.M. De Pratti, Polemiche ed emergenze vere. Quella strana città..., in «Espressione24» 29 ottobre 2019). Scrivo qualcosa, vabbè. La vicenda mi riguarda in prima persona avendo firmato un comunicato preso di mira ma provo a tenermi distante; ognuno ha le proprie idee: non m’interessa la disputa ideologica, né il frame utilizzato. (Ho anche qualche remora, conoscendo chi l’ha scritto da molti anni).
Riporto giusto un paio degli stralci che ha fatto inalberare diversi amici – si può, senza problemi, trattandosi di esempi. «Ma che stiano per chiudere il Tribunale, che il Nucleo industriale sia defunto, che il Centro sembra quasi defunto, che le Scuole siano state centrifugate in periferie con posizionamenti alquanto dubbi, tutto sparisce o sembra farlo dietro una “indignata lettera al Commissario Prefettizio” che ha riaperto delle tratte di vie intorno a Piazza Risorgimento, che affogherebbe così nella puzza delle auto e via dicendo».
(Primo). È un comunicato stampa inviato – poche ore prima – ad alcune testate giornalistiche. (Non è indirizzato solo a Mauro Passerotti, come si capirà più avanti. Tale comunicato non è stato inoltrato alla redazione di Espressione24).
(Secondo). L’estensore (Comitato mobilità sostenibile marsicana-Fiab) – non è citato nel pezzo giornalistico di cui sto trattando, e chissà perché. Di cosa si occupa prevalentemente un gruppo così denominato: cultura mesoamericana, filatelia, politica, avionica, giardinaggio, teoria dei giochi, microchirurgia, numismatica, Lgb(eccetera), pallavolo, meditazione trascendentale? È opportuno lasciare le annose questioni di «Tribunale», «Nucleo industriale» e «Centro» a chi spetta.
(Terzo). Sarebbe simpatico conoscere – se non è sconveniente – l’origine di «affogherebbe così nella puzza delle auto»: chi l’ha scritto, a quanto risale soprattutto? Si tratta di un ambientalismo almeno (molto) vintage, roba degli anni Settanta del Novecento. (Si misura, da decenni, l’inquinamento dell’aria: gas, particolato, più che il cattivo odore o le scoregge dei residenti).
(Quarto). A proposito della riapertura degli incroci, io avevo affermato che essa: «era prevedibile», in M. Sbardella, Auto in centro, l’attacco ambientalista, in «IlCentro» 22 settembre 2019. Poi, sono stati riaperti. Ho anche chiarito, più avanti, che ero interessato maggiormente alla Dgc 180-2009 che non alla riapertura degli incroci. (Voleva la pedonalizzazione di corso della Libertà quella delibera).
(Quinto). Segue il testo dell’«indignata lettera».
«A distanza di alcune settimane dalla riapertura degli incroci rientranti nel restyling di piazza Risorgimento, pubblichiamo delle nostre considerazioni.
Prendiamo in esame uno dei due incroci (via Cataldi e corso della Libertà su via Corradini). Ebbene, suggeriamo al commissario prefettizio di prolungare in qualche maniera la fila dei piccoli cubi di pietra fino a raggiungere il cordolo della pista ciclabile proveniente da corso della Libertà per proteggere i ciclisti in quel tratto curvo; le automobili, infatti, procedono (prevedibilmente) a una velocità più alta della massima consentita (10 km/h); tutto questo anche per evitare che qualche automobilista parcheggi sulla stessa o sulle strisce pedonali, com’è già avvenuto.
Da alcuni giorni, notiamo le spazzatrici stradali in circolazione raccogliere le foglie degli alberi cadute o spostate sulla carreggiata. Noi ci auguriamo che si applichi alla pista ciclabile lo stesso trattamento dell’anno passato: un conto è condurre un mezzo meccanico su uno strato di foglie con quattro ruote larghe, un altro una bicicletta.
Segnaliamo, ancora in tema di ripulitura, anche la presenza (prevedibile anch’essa) di chiazze d’olio rilasciato dalle vetture in transito sulla «chimera» dell’incrocio citato: sarebbe opportuno rimuovere lo sporco di quando in quando per risparmiare a tutti gli avezzanesi, una pessima figura agli occhi dei forestieri di passaggio».
Domanda: qual è la fonte del virgolettato («indignata lettera al Commissario Prefettizio»), chi ha detto – soprattutto scritto – un pensiero del genere in così breve tempo? Di nuovo, se non è sconveniente.
Vaghe impressioni estemporanee, più che fatti: «Sembra quasi che il problema emergente della Città sia girare a piedi per il Centro Storico oppure in bicicletta». Io penso diversamente, a scorrere la cronaca di questi giorni nelle testate giornalistiche locali. Si parla di tutt’altro, basta sfogliare un quotidiano al bar, a tempo perso, oppure, scorrere le testate on-line. (È sufficiente la sua).
Cmsm richiede, nel suo comunicato stampa, di mettere in sicurezza un brevissimo tratto di strada per evitare incidenti automobile-bicicletta: se ne trova degli altri sullo stesso tema con una certa frequenza nelle testate giornalistiche locali. Non è mai successo – a mia memoria – che una testata giornalistica, in casi del genere, abbia ribattuto roba del tipo: «E il popolo rohingya?», «Le famiglie che non arrivano alla fine del mese…», «E allora il Pd a Bibbiano?». Il testo ha però – a detta di De Pratti – anche la miracolosa proprietà di rendere Avezzano, in qualche modo, «strana». (Ho visitato la voce «strano» della Treccani on-line, ovviamente). Il web pullula di simili comunicati, d’immagini che denunciano sporcizia in qualche parte della città; almeno io, non ho mai visto – fino allo scorso 29 ottobre – una testata giornalistica che la prende con chi segnala un fatto del genere, anzi. Tale comunicato stampa non ha, prevedibilmente, avuto un seguito nei mezzi d’informazione: era uno dei tanti pubblicati su quell’argomento. Non è il primo, né è stato l’ultimo. Nessuno ha perso tempo a scrivere: «Sono l’unico scemo che va a 9 km/h quando passo da quelle parti!».
(Potendo interessare. Il tratto di via Roma interessato dalla pista ciclabile era talmente coperto di foglie, ieri, che in un paio di punti – per diversi metri – non si capiva dove essa finiva e dove, invece, cominciava il marciapiede).

«Sembra quasi». «Sembra». Il trio Mussida-Mogol-Pagani, immagino a zonzo per la Pianura padana:Sembra quasi un mare l’erba,’.

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