Ho evitato d’aggiungere,
alla fine dei pezzi «gemelli» – il prossimo dovrebbe uscire (spero) anch’esso
su carta tra un paio di giorni –, le seguenti riflessioni. (Ho puntato sul
valore peculiare che hanno da noi le piante e i marciapiedi. Gli alberi non
sono cemento ma sono più del verde pubblico, nella nostra storia recente).
«Ci si avvia in tal modo
alla commemorazione, tra nemmeno un anno e mezzo del centenario del terremoto.
C’è rimasto poco da memorare insieme, di là dell’evento naturale. C’è
soprattutto poco da ricordare insieme: insieme a chi? A chi sta manomettendo o distruggendo
in modo sistematico e molecolare la città uscita fuori dalla ricostruzione?».
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