L’espressione «isola
pedonale» è stata associata, negli ultimi anni a: a) estate, b) tempo libero,
c) domenica, d) crisi delle attività commerciali e artigianali, e)
manifestazione, f) bicicletta, g) sviluppo delle attività commerciali e
artigianali, h) fiera, i) sagra, l) strada con basso volume di traffico, m)
sport, n) motori. Si è definita in passato l’isola pedonale, un provvedimento
«punitivo» nei confronti dei commercianti mentre l’ultima invenzione è: «isola
[pedonale] sostenibile». E’ divenuto quindi un termine-valigia buono per le più
diverse operazioni pur essendo uno strumento per riorganizzare la circolazione.
(Ringrazio l’attuale sindaco per impiegare correttamente le espressioni «isola
pedonale» e «area pedonale»).
E’ stato purtroppo
applicato lo stesso trattamento anche in altri casi.
(Una lunga parentesi). Al
tempo dell’anello a senso unico, A. Floris e A. Giffi furono accusati di fare
gli interessi della grande distribuzione (leggi: Ipercoop). L’attuale sindaco smantellerà
il suddetto anello, mantenendo solo la rotatoria prevista dallo studio dello
stesso, lungo via XX Settembre. Il tracciato del Quadrilatero ha in buona parte
eliminato il collo di bottiglia lungo il braccio avezzanese della SS 5.
L’anello è stato un’arteria interna alla città, certo utilizzata anche dagli
automobilisti dei paesi limitrofi che dovevano semplicemente superare Avezzano
– più di uno su dieci di quelli in circolazione. Ci si ritroverà quindi nella
situazione precedente, in cui una larga maggioranza dei tronchi è utilizzata da
chi rientra la macchina nel garage, sta solo liberandosi dell’intralcio
d’Avezzano o sta recandosi in un altro quartiere. (Si troveranno mescolati
soprattutto quelli che usano l’automobile per lavoro e quelli che lo fanno per
passatempo). La zona a traffico pedonale privilegiato (da attraversare a 30
km/h) è stata revocata dopo poco tempo… ma i suoi mattoncini non sono stati
divelti. Uno studio, un bilancio della situazione ai tempi dell’anello a senso
unico non è stato fatto – per quanto ne so io. Vale lo stesso per le aree
pedonali «sperimentali» degli ultimi anni: sono state revocate dopo un
brevissimo periodo e senza spiegare nulla ai cittadini. Infine. Che dire della
pedonalizzazione prevista dal Prg varato da Spallone e rimasta tuttora lettera
morta? Che dire ancora sulla vicenda di Corso della Libertà (Dgc 180, 8 giugno
2009) in cui un sindaco prima istituisce un’isola pedonale, poi non la
costruisce e infine la combatte nei tribunali amministrativi? La Ciclabile nord
isolata dal centro della città?
Riprendiamo. La cornice
ideologica su cui ci si è mossi – collettivamente, purtroppo – negli ultimi
anni è facilmente riassumibile: 1) Avezzano è una sorta di metropoli ed è
almeno il polo d’attrazione della Marsica, 2) il Quadrilatero è la zona
d’Avezzano, dove si vende meglio.
Come nasce l’area pedonale
a richiesta, di fronte a tale fondale di cartapesta? C’entrano sia alcune manifestazioni
degli anni Zero sia i dehors. Le
prime sperimentarono un uso diverso dello spazio urbano – era già successo
altrove, trent’anni prima.
Quali le differenze tra
ieri e oggi? Le manifestazioni dei nostri tempi sono organizzate da imprese
private – con l’obiettivo d’incassare più del solito e guadagnarci a livello d’immagine
–, mentre i dehors con il tempo, sono
divenuti un escamotage per contenere
l’affitto dei locali (per tutto l’anno, talvolta) e delle teste di ponte per
occupare lo spazio pubblico. Le «manifestazioni» organizzate da un locale
talvolta, sbarrano una strada. In sostanza: un’area pedonale ostacola o impedisce
la circolazione dei pedoni. (Si può parlare d’area pedonale ad personam, in tal caso).
Avezzano è una città che ha
l’andatura del gambero, da qualche tempo. In questa estate l’isola pedonale ha
preso definitivamente il largo mentre proliferano le aree pedonali a richiesta,
come alcune fermate dei mezzi di trasporto pubblico… (2/2)
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