martedì 13 agosto 2013

Ip 2


L’espressione «isola pedonale» è stata associata, negli ultimi anni a: a) estate, b) tempo libero, c) domenica, d) crisi delle attività commerciali e artigianali, e) manifestazione, f) bicicletta, g) sviluppo delle attività commerciali e artigianali, h) fiera, i) sagra, l) strada con basso volume di traffico, m) sport, n) motori. Si è definita in passato l’isola pedonale, un provvedimento «punitivo» nei confronti dei commercianti mentre l’ultima invenzione è: «isola [pedonale] sostenibile». E’ divenuto quindi un termine-valigia buono per le più diverse operazioni pur essendo uno strumento per riorganizzare la circolazione. (Ringrazio l’attuale sindaco per impiegare correttamente le espressioni «isola pedonale» e «area pedonale»).
E’ stato purtroppo applicato lo stesso trattamento anche in altri casi.
(Una lunga parentesi). Al tempo dell’anello a senso unico, A. Floris e A. Giffi furono accusati di fare gli interessi della grande distribuzione (leggi: Ipercoop). L’attuale sindaco smantellerà il suddetto anello, mantenendo solo la rotatoria prevista dallo studio dello stesso, lungo via XX Settembre. Il tracciato del Quadrilatero ha in buona parte eliminato il collo di bottiglia lungo il braccio avezzanese della SS 5. L’anello è stato un’arteria interna alla città, certo utilizzata anche dagli automobilisti dei paesi limitrofi che dovevano semplicemente superare Avezzano – più di uno su dieci di quelli in circolazione. Ci si ritroverà quindi nella situazione precedente, in cui una larga maggioranza dei tronchi è utilizzata da chi rientra la macchina nel garage, sta solo liberandosi dell’intralcio d’Avezzano o sta recandosi in un altro quartiere. (Si troveranno mescolati soprattutto quelli che usano l’automobile per lavoro e quelli che lo fanno per passatempo). La zona a traffico pedonale privilegiato (da attraversare a 30 km/h) è stata revocata dopo poco tempo… ma i suoi mattoncini non sono stati divelti. Uno studio, un bilancio della situazione ai tempi dell’anello a senso unico non è stato fatto – per quanto ne so io. Vale lo stesso per le aree pedonali «sperimentali» degli ultimi anni: sono state revocate dopo un brevissimo periodo e senza spiegare nulla ai cittadini. Infine. Che dire della pedonalizzazione prevista dal Prg varato da Spallone e rimasta tuttora lettera morta? Che dire ancora sulla vicenda di Corso della Libertà (Dgc 180, 8 giugno 2009) in cui un sindaco prima istituisce un’isola pedonale, poi non la costruisce e infine la combatte nei tribunali amministrativi? La Ciclabile nord isolata dal centro della città?
Riprendiamo. La cornice ideologica su cui ci si è mossi – collettivamente, purtroppo – negli ultimi anni è facilmente riassumibile: 1) Avezzano è una sorta di metropoli ed è almeno il polo d’attrazione della Marsica, 2) il Quadrilatero è la zona d’Avezzano, dove si vende meglio.
Come nasce l’area pedonale a richiesta, di fronte a tale fondale di cartapesta? C’entrano sia alcune manifestazioni degli anni Zero sia i dehors. Le prime sperimentarono un uso diverso dello spazio urbano – era già successo altrove, trent’anni prima.
Quali le differenze tra ieri e oggi? Le manifestazioni dei nostri tempi sono organizzate da imprese private – con l’obiettivo d’incassare più del solito e guadagnarci a livello d’immagine –, mentre i dehors con il tempo, sono divenuti un escamotage per contenere l’affitto dei locali (per tutto l’anno, talvolta) e delle teste di ponte per occupare lo spazio pubblico. Le «manifestazioni» organizzate da un locale talvolta, sbarrano una strada. In sostanza: un’area pedonale ostacola o impedisce la circolazione dei pedoni. (Si può parlare d’area pedonale ad personam, in tal caso).
Avezzano è una città che ha l’andatura del gambero, da qualche tempo. In questa estate l’isola pedonale ha preso definitivamente il largo mentre proliferano le aree pedonali a richiesta, come alcune fermate dei mezzi di trasporto pubblico… (2/2)

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