lunedì 12 agosto 2013

Ip 1



Più di un ottimista si aspettava nell’estate 2013, l’istituzione di un’isola pedonale – fosse anche la cosiddetta «crocetta» –, mentre s’è visto rifilare uno degli ultimi ritrovati della politica locale: l’area pedonale a richiesta. Non s’è trattato di un fulmine a ciel sereno: come ci si è arrivati?
C’è da registrare da noi, un calo dell’attenzione sui problemi legati al traffico risalente al dopo-Eleuterio Simonelli. Non che si facesse molto prima per combattere gli effetti negativi del traffico motorizzato privato, ma se ne discuteva pacatamente senza isterismi, senza populismo e senza rifugiarsi nella delegittimazione dell’altro, come succede oggi. (I partiti politici hanno smesso perfino d’accennare al risanamento dei quartieri durante le loro fulminee campagne elettorali).
Se ne parlava in qual modo? Un generico avezzanese (sindaco, amministratore, funzionario o militante di partito, sindacalista, cittadino), per evitare la grossa città X andando al paesino Y, inforcava la circonvallazione Alfa e una volta scoperto il vantaggio, gli veniva voglia di proporla anche dalle nostre parti. Si è discusso e prodotto molto in Europa durante gli anni Sessanta per combattere gli ingorghi nelle città e un’espressione come bretella (anche isola pedonale, parchimetro e parcometro), risale a quel periodo. Sono più recenti: pista ciclabile, zona a traffico limitato, parcheggio di scambio, biglietto d’ingresso alla città, eccetera.
C’è stata meno attenzione negli anni Novanta e nello stesso tempo è stata avviata una campagna discreta e sotterranea da parte del blocco di potere che controlla le scelte politiche cittadine. Essa ha forgiato l’immaginario popolare di una generazione e ha consentito proposte e interventi in controtendenza con ciò che avveniva in Italia, quando non s’è trattato di palese oscurantismo. Il piano dei parcheggi (Pup, 1996), ha prodotto almeno la situazione d’ingorgo che abbiamo davanti agli occhi. E’ stato solo l’inizio.
Mario Spallone, il primo sindaco eletto in modo diretto dagli avezzanesi, ha portato seppur in ritardo gli anni Ottanta ad Avezzano, con il loro carico d’individualismo morale e edonismo. Risale a quel tempo anche la lenta fabbricazione del paese introverso, asserragliato intorno a piazza del Risorgimento.
Le istituzioni prendono a ragionare di problemi del traffico cittadino in modo sporadico, confuso, frammentario, ondivago, estemporaneo e soprattutto strumentale; sembra che la mission degli ultimi sindaci sia il mantenere le cose come si trovano, esattamente come sono.
L’amministrazione comunale tace su un argomento e il messaggio che apprendono i cittadini (elettori e non-elettori) è che si tratta di una questione di poco conto e smettono perciò di parlarne. Non solo; altri tipi di danni ai cervelli si registrano quando la nostra classe politica apre bocca o fa qualcosa. (1/2)

Nessun commento:

Posta un commento