Più di un ottimista si
aspettava nell’estate 2013, l’istituzione di un’isola pedonale – fosse anche la
cosiddetta «crocetta» –, mentre s’è visto rifilare uno degli ultimi ritrovati
della politica locale: l’area pedonale a richiesta. Non s’è trattato di un fulmine
a ciel sereno: come ci si è arrivati?
C’è da registrare da noi,
un calo dell’attenzione sui problemi legati al traffico risalente al dopo-Eleuterio
Simonelli. Non che si facesse molto prima per combattere gli effetti negativi
del traffico motorizzato privato, ma se ne discuteva pacatamente senza
isterismi, senza populismo e senza rifugiarsi nella delegittimazione dell’altro,
come succede oggi. (I partiti politici hanno smesso perfino d’accennare al
risanamento dei quartieri durante le loro fulminee campagne elettorali).
Se ne parlava in qual modo?
Un generico avezzanese (sindaco, amministratore, funzionario o militante di partito,
sindacalista, cittadino), per evitare la grossa città X andando al paesino Y,
inforcava la circonvallazione Alfa e una volta scoperto il vantaggio, gli
veniva voglia di proporla anche dalle nostre parti. Si è discusso e prodotto
molto in Europa durante gli anni Sessanta per combattere gli ingorghi nelle
città e un’espressione come bretella (anche isola pedonale, parchimetro e
parcometro), risale a quel periodo. Sono più recenti: pista ciclabile, zona a
traffico limitato, parcheggio di scambio, biglietto d’ingresso alla città,
eccetera.
C’è stata meno attenzione
negli anni Novanta e nello stesso tempo è stata avviata una campagna discreta e
sotterranea da parte del blocco di potere che controlla le scelte politiche cittadine.
Essa ha forgiato l’immaginario popolare di una generazione e ha consentito proposte
e interventi in controtendenza con ciò che avveniva in Italia, quando non s’è
trattato di palese oscurantismo. Il piano dei parcheggi (Pup, 1996), ha
prodotto almeno la situazione d’ingorgo che abbiamo davanti agli occhi. E’
stato solo l’inizio.
Mario Spallone, il primo
sindaco eletto in modo diretto dagli avezzanesi, ha portato seppur in ritardo
gli anni Ottanta ad Avezzano, con il loro carico d’individualismo morale e
edonismo. Risale a quel tempo anche la lenta fabbricazione del paese introverso,
asserragliato intorno a piazza del Risorgimento.
Le istituzioni prendono a
ragionare di problemi del traffico cittadino in modo sporadico, confuso,
frammentario, ondivago, estemporaneo e soprattutto strumentale; sembra che la mission degli ultimi sindaci sia il
mantenere le cose come si trovano, esattamente come sono.
L’amministrazione comunale
tace su un argomento e il messaggio che apprendono i cittadini (elettori e non-elettori)
è che si tratta di una questione di poco conto e smettono perciò di parlarne. Non
solo; altri tipi di danni ai cervelli si registrano quando la nostra classe
politica apre bocca o fa qualcosa. (1/2)
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