venerdì 23 agosto 2013

twin B


Mostra più di un nervo scoperto, la vicenda degli alberi di via Garibaldi.
La rotatoria da costruire in piazza Orlandini è stata ripescata dallo studio dell’«anello a senso unico» (2009). I principali candidati alle ultime Amministrative si sono esercitati alla critica contro l’anello e non stupisce che chi ha vinto le elezioni elimini il senso unico. Ci si aspettava la revoca del senso unico su tutto il tracciato, anziché procedere per tappe (si vuol forse comunicare la sensazione che, al Comune ci si lavora alacremente da più di un anno?) e la liquidazione in blocco di tutto lo studio, anziché scegliere questo sì e quello no – la rotatoria non costruita da Antonello Floris sì, mentre il senso unico avviato da Antonello Floris no. (Suscita invece l’ilarità dei compaesani che tornano per le vacanze l’area pedonale fuori dell’abitato – solo la domenica mattina quando circolano pochissime automobili –, il dehors lungo la SS 5 e l’area pedonale a richiesta. Ha fatto arrabbiare molti il busto a Camillo Corradini: un elemento fuori del nostro tempo e nel posto sicuramente sbagliato).
«Gli alberi erano quasi tutti malati e li ripianteremo al più presto». E’ stato questo il succo della reazione del Comune alle contestazioni. Si tratta di un vecchio copione: uno sguardo alle foto pubblicate nel Web, avrebbe consigliato di cambiare la prima parte. (Una passeggiata mostra invece, che il numero delle piante malate o malandate da anni non è trascurabile). Passiamo alla seconda. Non tutti gli alberi segati, negli ultimi decenni, sono stati ripiantati: è stata coperta di cemento o d’asfalto la piazzuola talvolta; in altri casi il nuovo marciapiede non presenta piazzuole di sorta. (E’ agevole confrontare il filare intatto con quello «nuovo»: manca la corrispondenza, in modo sistematico). Ammontano invece a un centinaio, gli alberi non piantati o non ripiantati, nel Quadrilatero. In breve: le strade del centro erano alberate, fino a quarant’anni fa. (Sono state segate centinaia d’alberi, con disinvoltura). Le piante erano una peculiarità della nuova città; Avezzano è stata progettata come una cosiddetta «città giardino».
Un’altra caratteristica del centro marsicano è costituita dai marciapiedi: essi sono stati tutti costruiti insieme agli edifici, come capita alle città europee nate negli ultimi due-tre secoli. I nostri marciapiedi e le nostre piante hanno quindi lo stesso valore che ha una basilica a Roma o una chiesetta lungo un tratturo per un paesino di montagna. E’ la nostra storia, che piaccia o no.
Fa quasi tenerezza ricordare che un tratto del marciapiede di via X, è stato ristretto per ricavare qualche parcheggio davanti al negozietto della sora Lella – che era rimasta in quel posto sì e no quattro anni –, o il tal albero estirpato in gran fretta perché «faceva ombra» al giardinetto del sor Luigi. La città che abbiamo sotto gli occhi è modellata da centinaia di microstorie del genere: clientelismo allo stato brado.
Più di un sindaco ha avuto l’intenzione di fare del Quadrilatero il «salotto buono» della città ma per adesso, ci si è arrestati a qualcosa che rimanda al luna-park.

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