Sono volati gli stracci nella vicenda del taglio degli alberi in
piazza Orlandini e dintorni: perché? Tutto deriva da un annoso rapporto poco o
affatto fluido tra associazioni, cittadini e Comune; non è semplice scarsa
fiducia nell’istituzione. Bisogna cercare indietro, nella vita amministrativa
degli ultimi vent’anni, per capirne qualcosa.
La rotatoria da costruire è stata ripescata dallo studio
dell’«anello a senso unico» (2009), un oggetto odiatissimo – a larga
maggioranza – dagli avezzanesi e dai partiti politici. L’«anello a senso unico»
è stato accusato di alcune nefandezze, come il far chiudere i negozi presenti
lungo il suo tracciato e addirittura, lo stimolare velocità da Gran premio di
F1 agli automobilisti. Si smantella a tappe il senso unico, ma si costruisce la
rotonda. Un europeo trova tutto ciò almeno incongruente, contraddittorio. (Ci
vorranno ancora decenni prima che gli avezzanesi si rendano conto d’aver
buttato per puro capriccio alle ortiche una tangenziale interna).
Hanno fatto imbufalire gli ambientalisti più che annoiare le prevedibili
reazioni del Comune alle prime rimostranze. «Gli alberi erano quasi tutti
malati e li ripianteremo al più presto». A forza di ascoltare questo ritornello
da decenni – e da persone diverse –, ci ritroviamo un centinaio d’alberi in
meno, solo nel Quadrilatero. (Vanno aggiunte – nella stessa area – anche alcune
decine di piante danneggiate o malandate da anni, né curate né eliminate).
Le città fondate o ricostruite dopo il Settecento, sono
caratterizzate dai marciapiedi e dagli alberi, nel senso: essi appaiono al
momento della costruzione e non sono aggiunti, come succede per tutti gli altri
agglomerati, sorti in epoca precedente. E’ stato faticoso e complicato finora,
far comprendere ai miei compaesani che i nostri marciapiedi non sono semplice
asfalto e che i nostri alberi, non è ordinario verde pubblico. E’ ancora vivo in
molti il ricordo del Piano parcheggi (1996), che ridusse la sezione dei
marciapiedi del centro per diversi chilometri. Quell’intervento ha prodotto la
situazione d’ingorgo che abbiamo oggi sotto gli occhi. (Vi sono strade in città
i cui marciapiedi sono stati ristretti ben due volte, nel giro di una dozzina
d’anni). Fa scattare i nervi oggi, vedere una semplice ruspa presso un
marciapiede.
Infine. Ci si comincia a rendere conto che gli allagamenti del
sottopasso di via don Minzoni, sono essi dovuti in buona parte alla quantità di
cemento sparsa un po’ ovunque, lungo quella strada e nei suoi dintorni: una
fissazione non solo avezzanese, purtroppo. La città comincia ad aver bisogno di
liberarsi di tante superfici impermeabili.
Qualche pianta di troppo segata lungo via G. Garibaldi, è stata la
goccia che ha fatto traboccare il vaso.
(Il martello del Fucino 13,
2013)
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