domenica 18 agosto 2013

twin A


Sono volati gli stracci nella vicenda del taglio degli alberi in piazza Orlandini e dintorni: perché? Tutto deriva da un annoso rapporto poco o affatto fluido tra associazioni, cittadini e Comune; non è semplice scarsa fiducia nell’istituzione. Bisogna cercare indietro, nella vita amministrativa degli ultimi vent’anni, per capirne qualcosa.
La rotatoria da costruire è stata ripescata dallo studio dell’«anello a senso unico» (2009), un oggetto odiatissimo – a larga maggioranza – dagli avezzanesi e dai partiti politici. L’«anello a senso unico» è stato accusato di alcune nefandezze, come il far chiudere i negozi presenti lungo il suo tracciato e addirittura, lo stimolare velocità da Gran premio di F1 agli automobilisti. Si smantella a tappe il senso unico, ma si costruisce la rotonda. Un europeo trova tutto ciò almeno incongruente, contraddittorio. (Ci vorranno ancora decenni prima che gli avezzanesi si rendano conto d’aver buttato per puro capriccio alle ortiche una tangenziale interna).
Hanno fatto imbufalire gli ambientalisti più che annoiare le prevedibili reazioni del Comune alle prime rimostranze. «Gli alberi erano quasi tutti malati e li ripianteremo al più presto». A forza di ascoltare questo ritornello da decenni – e da persone diverse –, ci ritroviamo un centinaio d’alberi in meno, solo nel Quadrilatero. (Vanno aggiunte – nella stessa area – anche alcune decine di piante danneggiate o malandate da anni, né curate né eliminate).
Le città fondate o ricostruite dopo il Settecento, sono caratterizzate dai marciapiedi e dagli alberi, nel senso: essi appaiono al momento della costruzione e non sono aggiunti, come succede per tutti gli altri agglomerati, sorti in epoca precedente. E’ stato faticoso e complicato finora, far comprendere ai miei compaesani che i nostri marciapiedi non sono semplice asfalto e che i nostri alberi, non è ordinario verde pubblico. E’ ancora vivo in molti il ricordo del Piano parcheggi (1996), che ridusse la sezione dei marciapiedi del centro per diversi chilometri. Quell’intervento ha prodotto la situazione d’ingorgo che abbiamo oggi sotto gli occhi. (Vi sono strade in città i cui marciapiedi sono stati ristretti ben due volte, nel giro di una dozzina d’anni). Fa scattare i nervi oggi, vedere una semplice ruspa presso un marciapiede.
Infine. Ci si comincia a rendere conto che gli allagamenti del sottopasso di via don Minzoni, sono essi dovuti in buona parte alla quantità di cemento sparsa un po’ ovunque, lungo quella strada e nei suoi dintorni: una fissazione non solo avezzanese, purtroppo. La città comincia ad aver bisogno di liberarsi di tante superfici impermeabili.
Qualche pianta di troppo segata lungo via G. Garibaldi, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
(Il martello del Fucino 13, 2013)

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