giovedì 2 gennaio 2014

As time goes by 1


Nel precedente numero del bollettino abbiamo riportato integralmente il parere espresso dal consiglio regionale di Italia Nostra sul problema dell’invaso Amplero-Mandrelle, parere che in grandi linee (1) sollevava seri dubbi legittimi sulla fattibilità dell’opera, probabilmente nei tempi correnti, superata soltanto dalla follia del traforo del Gran Sasso (2). Condividendo in pieno tale posizione vogliamo impostare il discorso e la nostra critica da un [punto di vista] un po’ diverso, tanto più che [adesso] le polemiche e gli interventi di tutte le parti interessate (Comuni, partiti, associazioni varie), coprono un panorama d’interrogativi e di prese di posizione abbastanza articolato e complesso.
A tal proposito intendiamo seguire due linee fondamentali, riguardanti da una parte un giudizio complessivo sulla fase d’impostazione della ricerca e sulle metodologie adottate per la valutazione di fattibilità, dall’altra un’analisi puntuale sulle questioni tecnico-realizzative, [relative a delle opere] di siffatta portata; il tutto ovviamente inquadrato entro una visione più generale per ciò che riguarda le metodologie di studio e d’intervento. Riguardo alla fase d’impostazione, rileviamo innanzitutto la necessità di anteporre a qualsiasi analisi di fattibilità uno studio che tenga conto concretamente, sia nel medio sia nel lungo termine, della pregiudiziale ambientale oltre che delle implicazioni socio-economiche, e ciò soprattutto per evitare errori già commessi nel passato. Costatiamo purtroppo sin da ora che un punto nodale fino a oggi trascurato metodicamente o comunque accennato solo in via demagogica nelle fasi preliminari d’indagine è proprio quello dell’impatto ambientale. (1/7)

NOTE:
1) L’associazione osservava: «a) il progetto è alquanto lacunoso e merita ulteriori approfondimenti tecnici; b) il terreno sottostante l’invaso è altamente permeabile, con presenza di fratture e inghiottitoi per cui è prevista una forte infiltrazione d’acqua; c) tale permeabilità è difficilmente sanabile ed è presumibile, di contro, che nemmeno i lavori dal costo onerosissimo potrebbero porvi definitivamente rimedio. Si sottolinea altresì che l’invaso non potrebbe, in alcun caso, servire per le finalità previste dal progetto, mentre provocherebbe di certi i seguenti scompensi: a) si priverebbero di acque irrigue i territori gravitanti attorno l’attuale corso del fiume Giovenco, provocando gravi danni economici alle popolazioni locali; b) l’impoverimento delle acque, se non la loro scomparsa, creerebbe in tutta la valle del Giovenco una rarefazione della flora con conseguente allontanamento della fauna ivi stanziata; c) si sottrarrebbe alla pubblica fruizione tutto il territorio dell’invaso di Amplero e si perderebbe un’area altamente significativa sotto l’aspetto ambientale» – Grünt!, febbraio 1983.
2) È difficile ricostruire se gli estensori del pezzo si riferissero a uno dei due tunnel autostradali o a quello dei LNGS. Negli anni Novanta è preso a parlare di un terzo tunnel autostradale. (Ho riportato tale pensata sul disegno di copertina di Abruzzo Interno, Aleph editrice 1997). Wikipedia riporta una parte dell’impatto ambientale delle gallerie sotto il gruppo montuoso.

Nessun commento:

Posta un commento