Nel precedente numero del
bollettino abbiamo riportato integralmente il parere espresso dal consiglio regionale
di Italia Nostra sul problema dell’invaso Amplero-Mandrelle,
parere che in grandi linee (1) sollevava
seri dubbi legittimi sulla fattibilità dell’opera, probabilmente nei tempi
correnti, superata soltanto dalla follia del traforo del Gran Sasso (2). Condividendo in pieno tale
posizione vogliamo impostare il discorso e la nostra critica da un [punto di vista]
un po’ diverso, tanto più che [adesso] le polemiche e gli interventi di tutte
le parti interessate (Comuni, partiti, associazioni varie), coprono un panorama
d’interrogativi e di prese di posizione abbastanza articolato e complesso.
A tal proposito intendiamo
seguire due linee fondamentali, riguardanti da una parte un giudizio
complessivo sulla fase d’impostazione della ricerca e sulle metodologie adottate per la valutazione
di fattibilità, dall’altra un’analisi puntuale sulle questioni tecnico-realizzative, [relative a delle
opere] di siffatta portata; il tutto ovviamente inquadrato entro una visione
più generale per ciò che riguarda le metodologie di studio e d’intervento.
Riguardo alla fase d’impostazione, rileviamo innanzitutto la necessità di anteporre
a qualsiasi analisi di fattibilità uno studio che tenga conto concretamente,
sia nel medio sia nel lungo termine, della pregiudiziale ambientale oltre che
delle implicazioni socio-economiche, e ciò soprattutto per evitare errori già
commessi nel passato. Costatiamo purtroppo sin da ora che un punto nodale fino
a oggi trascurato metodicamente o comunque accennato solo in via demagogica
nelle fasi preliminari d’indagine è proprio quello dell’impatto ambientale.
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NOTE:
1)
L’associazione osservava: «a) il progetto è alquanto lacunoso e merita
ulteriori approfondimenti tecnici; b) il terreno sottostante l’invaso è
altamente permeabile, con presenza di fratture e inghiottitoi per cui è
prevista una forte infiltrazione d’acqua; c) tale permeabilità è difficilmente
sanabile ed è presumibile, di contro, che nemmeno i lavori dal costo
onerosissimo potrebbero porvi definitivamente rimedio. Si sottolinea altresì
che l’invaso non potrebbe, in alcun caso, servire per le finalità previste dal
progetto, mentre provocherebbe di certi i seguenti scompensi: a) si
priverebbero di acque irrigue i territori gravitanti attorno l’attuale corso
del fiume Giovenco, provocando gravi danni economici alle popolazioni locali;
b) l’impoverimento delle acque, se non la loro scomparsa, creerebbe in tutta la
valle del Giovenco una rarefazione della flora con conseguente allontanamento
della fauna ivi stanziata; c) si sottrarrebbe alla pubblica fruizione tutto il
territorio dell’invaso di Amplero e si perderebbe un’area altamente significativa
sotto l’aspetto ambientale» – Grünt!,
febbraio 1983.
2) È
difficile ricostruire se gli estensori del pezzo si riferissero a uno dei due
tunnel autostradali o a quello dei LNGS. Negli anni Novanta è preso a parlare di
un terzo tunnel autostradale. (Ho riportato tale pensata sul disegno di copertina di Abruzzo Interno, Aleph editrice 1997). Wikipedia riporta una parte dell’impatto
ambientale delle gallerie sotto il gruppo montuoso.
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